COLBHI  "Gigantografia di piccoli sospiri"
   (2023 )

Colbhi, un progetto collettivo nato dall'incontro di talenti musicali come Stefano Bolchi, Osvaldo Loi, Federico Fantuz e l'autrice Daniela Bianchi, ci presenta il loro album d’esordio: ''Gigantografia di piccoli sospiri'', un album di 10 “gigantografie” coinvolgenti ed evocative.

Quella che è stata la mia percezione fin dalle prime note, è stata un rimando alla band Il Teatro degli Orrori, un po' per il riff iniziale di “Spigoli” ma anche per lo stile del cantato: però, nonostante qualche similitudine, ho dovuto ricredermi e di conseguenza constatare un mondo ben più ampio e più profondo.

C’è tanto, qui, della vecchia guardia “alternative” italiana (prima che fosse rimpiazzata dal più banale “indie”), sia nelle sonorità che nella forma. Abbiamo una ricerca della verità musicale in questi brani, persone al servizio della musica e non viceversa, lontani da melodie facili e dirette ma molto più vicini all’essenza stessa di canzone. Per essere più conciso, questo è un inciso che riesce ad entrarti dentro per la sua sincerità e ricercatezza.

La varietà stilistica passa in secondo piano davanti a questa comunicabilità, che impregna questa opera, ma è anche doveroso un plauso per la credibilità coerente nonostante le diverse sfumature tra un brano e l’altro, un salto (e connubio) tra rock, pop-dance, elettronica, alternative ed echi di ambient, impreziositi ulteriormente da un ospite speciale in “Dark Ballad” ovvero Paolo Benvegnù.

In definitiva, "Gigantografia di piccoli sospiri" è un album che si distingue per la sua versatilità e la capacità di catturare l'attenzione dell'ascoltatore. I Colbhi hanno creato un'opera musicale che amplifica l'intensità delle emozioni, lasciando un'impronta indelebile nella mente di chi l'ascolta.

Questo album segna l'inizio di un viaggio musicale avvincente per la band e promette grandi cose per il futuro. (Silvio Mauro)