DULLMEA  "Lloc comú"
   (2023 )

La musicista elettronica portoghese Dullmea ha creato un lavoro, diretto da lei, ma dall'approccio collettivista: ha inviato undici idee musicali a undici musicisti diversi, chiedendo che ognuno di essi aggiunga qualcosa di proprio alla traccia assegnata. Gli undici risultati vengono raccolti in uno spazio comune, l'album “Lloc comú”, pubblicato grazie all'ausilio dell'Arte Institute - Portuguese Contemporary Culture e del Lisboa Incomum.

La prerogativa di Dullmea è l'esplorazione della voce umana, in rapporto con elementi elettronici percussivi. Su “Com o Ricardo Pinto”, le sovraincisioni di voce sono accompagnate da un trillo continuo di rapidissimi arpeggi di pianoforte, decisamente innaturali, frutto del lavoro elettroacustico. Altrove l'attenzione resta catturata dagli esperimenti vocali, come in “Com o Pedro Melo Alves”, dove anche i cori subiscono colpi innaturali, cambi di nota immediati, impossibili da fare in modo naturale. Si gioca e si dialoga con l'elettronica, l'umano con l'artificiale.

“Com a Maria João (O amor è verdadeiro)” crea una situazione a metà strada tra l'affascinante e l'inquietante. “Com o Guilherme Lapa” invece è decisamente oscura, nei suoi riverberi disorientanti. “Com o Daniel Martinho” accumula dei “du” di voci moltiplicate, come un formicolio di stimoli sempre più fitto. Fa paura, così come “Com o Marcelo Rúben Aires”, con le sue voci in reverse, oltre che tagliate “male”, nel senso che è chiaramente voluto, che le voci si interrompano continuamente prima che si smorzino completamente, dando quell'effetto di cd che salta. Quando le voci salterine si placano, restiamo con un assolo di batteria, disturbato anch'esso da questi dispetti acustici.

Qualcosa cambia con “Com a Patrícia Lestre (Qual è)”, con una chitarra sognante e dei cori angelici, a volte dissonanti, ma non molestati dalla mannaia di Dullmea. Non per questo l'esito è meno surreale. E sopra i cori, una voce principale canta con una strana enfasi. Simpatica e vivace la fitta texture di “t” in “Com o Frederic Cardoso”, raggiunta da note di clarinetto in staccato (anzi, in staccatissimo). E potrebbe anche non essere un clarinetto ma un sax soprano, ma il suono è talmente accorciato, che non riesco a distinguerlo con sicurezza. Infine, “Com a André Lourenço” si riaffonda in quell'alone noise, condito da rapidi battiti, come quelli di un cd che salta, dando un'atmosfera quasi post-apocalittica.

Beh, che dire, “Lloc comú” non è certo musica ambient, però un ambiente lo crea: una ricerca della comunicazione che si fa essa stessa spazio, luogo d'incontro, e che forse per questo crea un curioso disorientamento, poiché il contenuto della comunicazione diventa il canale stesso. (Gilberto Ongaro)