RAPSODISMURINA  "If"
   (2023 )

Venature grunge caratterizzano il sound della band di “rock etrusco alternato” dei RapsodiSmurina, che fin dal nome di difficile lettura e pronuncia, si mostrano determinati nell'essere convessi. Il loro nuovo album “If” contiene quasi tutte canzoni dal nome di donna. I testi sono centrali nella scrittura dei brani, e sebbene non siano criptici, bisogna comunque seguirli con attenzione, per non perdere il filo. E intanto, il sound si alterna a fasi energiche e distorte, a momenti arpeggiati e più morbidi.

“Eco al mio specchio” apre l'album con un riff in 5/4, per chiarire già da subito che si evitano le banalità. La cura nelle parole si sente ovunque, come in “Nausicaa”, dove si ascoltano passaggi come: “La distesa vermiglia di giada di cui non mi appago”. C'è spazio anche per l'inglese, in “Alice Toys” ed “Elettra”, la celebre figura mitologica che uccise Clitemnestra per vendicare Agamennone, e che porta il nome di un complesso psicologico. Altra canzone in inglese è dedicata ad un'altra donna, “Aleksandra Kollontaj”, rivoluzionaria russa, la prima nella storia a diventare ministra.

“Beatrice”, strutturata su un rapido ritmo terzinato, dove la batteria dispone il rullante in modo che si percepisca una certa agitazione. Anche qui, è difficile star dietro al testo: “Beatrice, porti un fardello enorme alle narici (…) hai dato senso al più profondo orgasmo, e io no (…) ed è il tuo amore condiviso con pazienza, mi resta la tua perla amara d'incoscienza”.

Chi ama questo sound del resto, si distrae facilmente dalla musica, ma si capisce che “If” è concepito per essere ascoltato più volte. “Sacra Ipazia” è dedicata ovviamente a Ipazia, la celebre matematica, astronoma e filosofa pagana, uccisa (massacrata) nel 415 DC da un gruppo di integralisti cristiani. I RapsodiSmurina cantano: “E le madri che la nutrono, di speranze si alimentano, di doveri e necessità, la chiamavano maestra. Sacra Ipazia (...) Nell'invidia in mille astruse ipotesi. La bellezza delle tue parabole. Con te a pezzi, da sacerdoti e menti che dimentiche”.

E si continua così, con “Aegea” e “Angele de la Barthe”. In “Orchidea blu (Domenica)” la voce urla più volte il nome “Sofia”, mentre la band ci trasporta in un potente vortice elettrico. “Nei segni di Bosch c'è la paura” è l'analisi artistica cantata in “Eva Amanita”; la canzone ha un sound così aggressivo, che non ti aspetteresti contenga la descrizione di tele, come quella del compianto Philippe Daverio. “Turandot”, nome della crudele principessa che diede il titolo all'ultima opera incompiuta di Giacomo Puccini, diventa qui una canzone di desiderio: “All'alba scappiamo via, oh la mia Turandot, con la mia Turandot, oh dolce Turandot”. Da apprezzare i suoni di chitarra, che qui affogano proprio nell'estetica grunge.

“Frida” è una pesante invettiva, anche se non se ne afferra la causa: “Vi siete lasciati abbruttire da uomini senza volto, avete creduto a molossi di menzogna. Vi lasciate trattare come mucche senza spina dorsale, avete ceduto in sacrificio rituale i vostri figli che non potrò avere”. Sta parlando delle generazioni precedenti? Ma continua: “E quando non siete pubblico siete comparse, avete perduto costume e buonsenso, perduto cuore e fiato, siete cartilagine e muschio da governare con operazioni di zootecnia (…) e così avete spento Dio, occorre cercare un'altra soluzione (…) popolo di vittime gradasse”.

“If” è chiuso da “Cassandra”, di 11 minuti e mezzo, dove il canto si alterna a fasi recitate, sempre col gusto dei giochi di parole e di significato: “L'impronta per la neve è pronta per me, la tua figura, come stilo e insieme stile e modello”. Cassandra è nota per le profezie di sventura, ma qui si recita: “Non hai mai augurato nulla del tuo splendore, preesistente la rivelazione di messaggero, un miscuglio di turbamento e accettazione”. Il brano decresce gradualmente, senza esplodere.

“If” è un album carico di interessi storici, mitologici e letterari... nonché di rock! (Gilberto Ongaro)