PORNOCLOWN  "Il circo del sound"
   (2023 )

Esce per la Interbeat di Luigi Piergiovanni il primo grande disco ufficiale del rapper napoletano Rosario Spampinato, che conosciamo da tempo come Pornoclown. Eh sì, perché, citando le sue referenze, negli anni collabora con varie crew e, in breve tempo, passione e determinazione lo portano a suonare in tutta l’Italia e a salire sul palco insieme ad artisti del calibro dei Modena City Ramblers, 99 Posse, Enzo Avitabile, Tony Cercola, Lampa Dread, Dj Vito War, Junior Kelly, Lucariello.

Oggi sforna un disco dal titolo decisamente in bilico tra denuncia e visionario romanticismo: “Il circo del sound”. Che la vita sia un circo, il solito circo, ormai è un noto adagio. Che il suono sembra tornare sempre su sé stesso… beh, anche questo ormai è assodato. E lo si dica da subito: questo disco non cerca chissà quale rivoluzione sonora e di forma… anzi.

Qui troviamo classicismi e arrangiamenti di grandi scuole, se vogliamo anche dal sapore vintage, anni ’90 e anni zero appena nati. E questo si evince sin da subito: basta ascoltare la sezione di drumming e quel cantilenante modo di disegnare la voce che troviamo dentro “Retromarcia” in cui appare la feat. di Marcello Coleman.

Si dica anche che il disco si apre con un singolo magistrale: “Da Taranto a Toronto” con la feat. di Extrapolo. Bandiera di tutto il concept, video che troviamo in rete che travolge come il suo inciso. E giù così dentro un rap metropolitano di quartiere, come dentro i bordi rock di “Portami lontano” dentro cui spicca la voce di Edoardo Bennato a dar man forte ad un brano dedicato all’emarginazione razziale, all’immigrazione e a tutto il santo corredo. E che bello il sax (che tanto avrebbe dovuto essere di Avitabile) che apre un brano come “Guardami negli occhi”, sax che si poggia invece dentro un bit urbano come tanti.

Non mancano i vocoder come dentro “Dint’a Babilonia” con Maurizio Capone, e neanche quel gusto lounge di luci glitterate dal gusto losangelino come dentro “Game Over” dentro cui troviamo la feat. di Daniele Blaquier dei Neri per Caso. Bella la terra e la tarantella che balla e pizzica nel falò che accendiamo mettendo su “TARANTAMUFFIN”, che vede la feat. di Tammores… e meno belli sono quei momenti decisamente pop neomelodici che troviamo dentro “Parla con me” o nella successiva “‘A Rumba da’ disperazione”, o come in altri momenti sparsi del disco.

“Zone nere” chiude l’ascolto e lo fa nel modo classico che, forse, trova una soluzione più equilibrata per la voce e la penna di Pornoclown: quel rap metropolitano dal flow pulito che cerca (appena) anche suoni di rivoluzione, derive altre dal solito cliché. “Il circo del sound” è un disco politico probabilmente, sicuramente un disco di vita quotidiana, di strada e di periferia. È un disco napoletano e si sente… bello nel tiro e nel groove, bella la teatralità che spesso ha cercato la voce, sua come di tutte le featuring a corredo. Perde forse nell’impalcatura del suono, nella scelta di come arredare un drumming forse troppo lasciato al banale uso di samples digitali. E viste le carte liriche e di timing a disposizione, visto che la produzione correva a stretto filo con un personaggio come Gino Magurno, allora si che si doveva e si poteva ambire a molto altro… e se è bello così, figuratevi che disco poteva uscirci poi… (Paolo Tocco)