DEAR  "DeaR me!"
   (2023 )

A breve distanza dall'ultimo lavoro “Mon Turin”, l'instancabile DeaR ritorna con un nuovo album, “DeaR Me!”. Chissà quanti brani ancora ha dentro quei suoi cassetti, visibili nella copertina del disco precedente, dedicato a Torino. Quest'ultima uscita invece, fuori sempre per Music Force, sembra più rivolta a sé stesso, cioè a Davide Riccio, il vero nome dell'artista.

Scrittore e polistrumentista, qui DeaR riversa il suo amore per il synth pop anni Ottanta, in una tracklist che conta 17 titoli. Si tratta soprattutto di brani in midtempo, con tanta carne al fuoco. “Eight seconds of fame” ad esempio, evidenzia (o deride) lo scontro tra generazioni, passando dai boomer, agli zoomer al “kid of the silent age”. C'è sempre un alone dark, ma anche assoli rischiaranti di tromba, diffusi in più tracce, come “Planetesimals” e “The skyline”, brano dove Riccio si diverte con la chitarra wah e il groove.

“Axis mundi” è una sorta di trip hop, circondata da un continuo respiro. Inspirazione ed espirazione danno un'impressione new age al brano. Accelera i bpm “DeaR Me! - Sweet Philly”, con un basso scatenato, e qui si sente la passione che DeaR ha dedicato negli anni a David Bowie, pubblicando anche il saggio “Italian Bowie”. E in questo brano si sente la sua influenza, inserendo quegli ensemble di sassofono.

Suggestioni quasi gamelan arrivano da “Life after life”, mentre un'altra curiosa canzone, “Whales weep not”, alterna tastiere e chitarra elettrica con delay, ai canti delle balene. DeaR prova qualunque cosa, e “Cockles of my heart” ha un'introduzione corale, fatta con voci naturali e voci pitchate verso il basso, per poi tornare nel synth pop, che alterna un testo in inglese a dei versi in italiano, attribuiti a Lorenzo De' Medici.

È un po' un peccato che brani come “Otherness”, ma anche altri, siano prodotti con suoni praticamente da karaoke. A volte questo può dare una vibrazione “underground”, a volte invece rende le canzoni come appunti, idee potenziali. “To Bacharach”, ad esempio, sarebbe un'interessante dedica al grande compositore, con le sue progressioni di piano, ma bisogna non prestare attenzione agli “strings” e alla drum machine. Si evita questa sensazione in “Crickets – For Klaus”, che invece è uno strumentale elettronico molto atmosferico e coinvolgente, che evita quei suoni “da base”, portando il brano a compimento estetico, tra loop di arpeggi e pad liquidi.

Che dire, DeaR ci sta abituando alla sua velocità produttiva, dando vita a tutti i suoi sogni. Aspetteremo anche i prossimi, sperando però non si faccia mai prendere dalla fretta. (Gilberto Ongaro)