RIGHEIRA  "Uno, zero, centomila"
   (1992 )

Partiamo da un presupposto. Ai primi degli anni '90, il mondo degli '80 era stato spazzato via dai cambi delle mode, dal grunge, e, insomma, questo per dire che perfino il vostro scribacchino, dell'esistenza di questo album, ne è venuto a sapere decenni dopo. Perché nel 1992 pronunciare la parola "Righeira" era qualcosa di imbarazzante, come si sentivano tutti quelli che magari per inerzia non avevano mai staccato dalle pareti delle proprie camerette i poster dei Duran Duran o ritrovavano il diario di terza media con foto degli A-ha.

Ma, a dire il vero, di "Uno, zero, centomila" non se ne è sentita la mancanza, né prima né dopo. Perché si tratta di album bruttino, così come lo era "Bambini forever", ovvero quel disperato tentativo dei fratellini ispanotorinesi di darsi alla musica italiana a modo loro. Uscendone drammaticamente scornati.

Basi blandamente house, senza nemmeno tanta fantasia, testi annoiati e perfino una copertina che non è trash, come poteva essere quella del singolo "Hey mama": no, è solo brutta.

Alla fine se ne esce con l'idea che davvero gli eroi degli eighties si fossero trovati, ad un certo punto, senza una meta dove andare. Da lì la storia si sarebbe interrotta, con Michael finito anche in orbita Battiato (!) in un progetto chiamato Gloria Mundi, e Johnson in drammi giudiziari da cui ne sarebbe uscito assolto ma anche sofferente nell'animo.

Ci sarebbe stata la reunion, un nuovo album chiamato "Mondovisione" che, quello sì, faceva capire quanta fosse la forza e la potenzialità del duo se avesse potuto lavorare in santa pace. Ma se vi capita, questo "Uno, zero, centomila" cercatelo: vi farà capire tanto della strage '80 dell'epoca. (Enrico Faggiano)