ETTA  "Stress"
   (2023 )

Non è mai troppo tardi per re-settarsi come artista, soprattutto se questo cambiamento porta alla scoperta dell’indole più vera di sé stessi che, fino a quel momento, si era celata sotto false spoglie, o dettata da burattinai discografici che impongono certi stilismi poco consoni alla personalità dei personaggi che hanno sotto mano.

Fortuna che qualcuno ha la capacità e la caparbietà di ribellarsi alle imposizioni stilistiche, per virare verso il mare della spontaneità assoluta e potersi definire finalmente libera, come si evince dalla straripante grinta che mette in atto la napoletana Etta (Maria Antonietta Di Marco) nell’efferato penta-e.p. “Stress”, diluito in colori rock, nu metal, funk, pop e altre declinazioni globali.

Oggi, forte degli ampi consensi ottenuti ad X-Factor e la vincita ad Area Sanremo, Etta si può permettere di esiliare e licenziare certi manipolatori dell’ambiente per contare unicamente sul fedele sostegno del producer V_Rus, con il quale ha stretto una sinergia duratura ed affidabile.

In barba al tritacarne musicale, Etta se la ride con ghigno irriverente nel violento apri-e.p. “B4”, tanto per chiarire che, del suo passato, non gliene “po' fregà de meno”, in quanto ora conta solo la rabbia da sputare senza remore e condizionamenti. Chi l’ascolta per la prima volta, potrebbe pensare che sia “Stressata”, ed invece la traccia racchiude l’aperta denuncia verso l’apatia e la sfiducia che il Potere ha indotto alla gioventù e alla donna: ed è proprio da qui che Etta mette il dito nella piaga sulla condizione sottomessa della donna, che viene giustificata con scusanti inconsistenti e malsane.

Ora, visto che finora si è viaggiato a tavoletta pigiando l’acceleratore della sfrontatezza e dell’invettiva, prendete fiato con la semi- placida “Non ho più niente (senza te)” poiché la tregua dura a malapena 200 secondi, in quanto già scalpita l’urticante funk-rock di “F**ck your mama”... e per i traditori d’amore è vita dura con i taglienti passaggi testuali che non ammettono scuse.

La voce di Etta è intrisa di arsenico e vecchi sberleffi, talvolta cosi violenta che ci riporta a quella dell’iconica Jemina Pearl (Be Your Own Pet), e si sente all’istante che l’indole dell’artista partenopea finalmente può vomitare tutto l’arretrato che giaceva incompiuto nelle sue viscere.

Spiazzante come poche, estrae dal cilindro la Blasco-cover “Mi piaci perché” ma (attenzione!) non si limita a rivestirla di personalismo bensì, addirittura (al limite del “sacrilego”) rivoluziona una frase-chiave con qualcosa che scotta ancor di più (...a voi la goduria di individuarla) e, nell’interezza, l’atto è permeato in chiave noise che non t’aspetti. E invece Etta trova, anche in chiusura, il tocco ad effetto che ci lascia tramortiti dal suo fiume in piena, fluito con personalità tracimante e carisma da vendere: (in)seguitela! (Max Casali)