ALFIO ANTICO QUARTETTO  "Ricotta salata"
   (2023 )

La tammorra è un tamburo a cornice, dal quale deriva la celebre tammurriata. Alfio Antico è un nome molto legato a tale strumento, ne è portavoce. Ha sviluppato un modo personale di suonarlo. Antico ha collaborato con numerosi artisti italiani, quali De André, Bennato (sia Edoardo che Eugenio, che l'ha scoperto), Renzo Arbore, Tullio De Piscopo, Vinicio Capossela e tanti altri. “Ricotta salata” è un album dal vivo, dove possiamo ascoltare la sua performance presso l'abbazia benedettina di Montescaglioso (Matera).

Chiaramente la tammorra è la protagonista, che più volte diventa l'unica presenza, accompagnata solo dalla voce dell'artista; ma poi è anche ci sono anche il contrabbasso di Amedeo Rogna, la chitarra classica di Paolo Sorge e molti fiati di Raffaele Brancati (sax, flauto, clarinetto...).

È vero che la radice di questa musica è il folk più puro; però, sbirciando nella pagina Wikipedia, si legge che Alfio Antico viene ascritto anche alla psichedelia occulta italiana. In effetti, un certo senso di mistero e ipnosi mistica si percepisce in “Treno a carbone” e “Frasturnatu”, mentre nell'“Intro Pensa e Ripensa”, il chitarrista si lascia andare a lick ripetitivi ed ossessivi, poche note ripetute fino ad incantarsi.

Ma ci sono anche momenti di canto più classicamente melodico e malinconico, come in “Lu munnu”, dove il clarinetto scivola sopra gli appoggi del contrabbasso. Antico tende a recitare, oltre che a cantare, come si sente nel singolo “Fauno”. Questo perché lo spettacolo di Alfio Antico non è solo musica, ma anche teatro e danza, e richiama l'unità di queste tre discipline che apparteneva alla musiké, la concezione della musica nella Grecia antica. La musica è elemento indispensabile di un rito, più articolato del semplice concerto.

L'invito più forte alla danza avviene con “Tilochi tilochi”, dove si ripetono di continuo due accordi, sopra un rapido tappeto percussivo. Questo ed altro in “Ricotta salata”, album dai tanti sapori e colori, che fa scoprire una tradizione ancora viva e pulsante. (Gilberto Ongaro)