MASSIMO VALLI  "Senza avere un orizzonte"
   (2023 )

La pandemia, che ha profondamente segnato la storia recente di tutti noi, ha portato lutto, ansia e grande senso di vuoto. Le giovani generazioni hanno subìto, più di altri, una sorta di shock da "tempo sospeso" che ha alimentato sentimenti di fatale sfiducia e incertezza nel futuro.

Il distanziamento sociale, la segregazione forzata, hanno favorito anche, inizialmente, lo spontaneo manifestarsi di estemporanee forme di creatività "dal basso", canalizzate attraverso i social; un efficace virus parallelo inconsciamente esorcizzante verso ciò che, sul piano del reale, lasciava intravedere una quotidianità diretta a capofitto verso inimmaginabili scenari distopici.

Su un piano di maggior consapevolezza, artisti da ogni dove, si sono fatti portavoce di un reticolo di variegati sentimenti, interpretando il drammatico "qui e ora" attraverso la propria sensibilità.

Il cantautore veneziano Massimo Valli, nel suo nuovo album "Senza Avere un Orizzonte", porta allo scoperto il proprio vissuto relativo a quel periodo mantenendosi in equilibrio tra pulsioni pessimiste e una sorta di liberatoria accoglienza delle possibilità introspettive offerte da un'inaspettata e non cercata solitudine. Nel suo sincero mettere a nudo la fragilità insita nell'essere parte di quel momento, Massimo non risparmia critiche e frecciate verso chi, e ne abbiamo visti tanti, ci ha ulteriormente angosciati con la pretesa di avere questa o quella verità a portata di mano.

Il tessuto musicale che accompagna le riflessioni del cantautore è a sua volta schietto e sincero, nel suo esprimersi attraverso un linguaggio direttamente riconducibile ad un ambito folk rock di matrice americana, decisamente elettrico, che a tratti evidenzia influenze Irish, a tratti si affida a strutture marcatamente rock blues.

Sostenuto da una solida sezione ritmica, diretta e senza fronzoli (Virginio Bellingardo alla batteria, Piero Della Vedova al basso), l'album è impreziosito da efficaci intrecci chitarristici (Andrea Vesco e Simone Chivilò) e da una gradevole tastiera dalle sonorità vintage (Simone Chivilò). Inserti di armonica (lo stesso Massimo Valli), violino (Mauro Bonicelli) e fisarmonica (Joel Guzman e Giovanni Zordan) contribuiscono a colorare l'orizzonte, negato dal titolo dell'opera e celato da misteriosa foschia nella bella immagine di copertina. (Dario Antonetti)