GERO RIGGIO  "Etere"
   (2023 )

Chi ha mai detto che sondare l’anima per estirparne i segreti in profondità sia una materia riservata solo agli strizzacervelli? Ma quando mai! C’è chi, invece, tenta di andare ancor più in profondità perché è convinto che, oltre, si possano scoprire sensazioni inedite e sorprendenti.

Convinzione manifestata dal cantautore siciliano Gero Riggio negli otto brani del nuovo album “Etere” che, secondo gli antichi, rappresenta la parte più alta, pura e luminosa dello spazio, oltre il limite dell’atmosfera terrestre: enunciato applicabile anche nell’imo dell’anima.

L’artista riscalda l’aere con l’intro eterea di “Risveglio”, però ci scuote sùbito con il funky old-style della titletrack, eletto tra i singoli scelti, in bella compagnia con la dinoccolata pop-ballad di “Trame”, la sofferta dissertazione esistenziale di “Crescere” e la placida malinconia di “Luci rosse Luci blu”, brano vincitore del contest Sicurezza Stradale in musica dello scorso anno.

Per variare le portate, Riggio spruzza d’elettronica l’ammiccante racconto di “Sempre gli stessi”, tanto per sottolineare come la fossilizzazione creativa non gli appartenga. Guardate, bastano… ”Pochi grammi di lucidità” per impattare emozioni purissime quando l’assetto testuale accomuna le menti, poichè la forza descrittiva del Nostro è limpida ed empatica.

Uno short di speakeraggio americano annuncia lo sfizio sperimentale di “Hiroshima”, che sboccia fulgore narrativo immerso in contesti space-pop con finale maestoso: stop. Man mano che assimilerete le profondità di “Etere”, scoprirete che, in effetti, ci si può spingere oltre il limite se si è preposti (e disposti) alla curiosità e alla conoscenza di un cammino introspettivo che richiede certamente impegno, ma la bellezza della scoperta che ne deriva rimette in circolo quell’armonia vitale smarrita o dimenticata nei meandri della superficialità.

Gero Riggio sa che, per arrivare all’etere, doveva applicare “rigore oggi”. E’ casuale che tutto fosse già scritto nell’anagramma del suo nome? Non credo… (Max Casali)