BANDA POPOLARE DELL'EMILIA ROSSA  "Sempre dalla parte del torto"
   (2023 )

Ritorna la Banda POPolare dell'Emilia Rossa, un nome... un programma combat! Il nuovo album cita Bertolt Brecht: “Sempre dalla parte del torto”. Della band fanno parte delegati Rsu Fiom di fabbriche metalmeccaniche di Modena (tra cui Ferrari e Maserati), che riversano il loro impegno sindacale anche nella musica.

Le dieci canzoni non seguono un filone unico di genere: la cosa che le accomuna è l'unione proletaria. Parole che cercano sempre di far passare per “superate”, per tenerci buoni, ma la Banda le rinfresca. Si inizia col rap rock à la Rage Against The Machine della canzone di apertura, “Always Antifa”, per poi passare all'immancabile “Bella ciao”, di cui la prima strofa è cantata su un lento pianoforte commovente, poi diventa un funk con piano elettrico. La band aggiunge una strofa nuova al finale: “Ed era rossa la sua bandiera, per il sangue che versò”. È vero che “Bella ciao” è di TUTTI gli antifascisti, non solo dei rossi... ma questa versione no!

Per scrivere la canzone “Lo sceriffo della mia città”, l'Emilia Rossa deve aver pensato a Bob Marley e alla sua “I shot the sheriff”, e così la strofa è in reggae, mentre il ritornello torna al rock. Non fanno nomi, ma si capisce di che politici stiano parlando. “Toglie le panchine alla stazione, i facchini in lotta mette in prigione (...) Del tuo corpo ha la proprietà, vale più la vita di un embrione di quella di un bambino sul barcone”. Allo sceriffo sono riservati gli insulti napoletani: “Tu si' 'na lota, tropp 'na lota!”.

Con “Lei” si passa al puro combat-folk, con fisarmonica, chitarra acustica e piccolo. Lei è una ragazza intrigante appena risvegliata, bastonata, inseguita e braccata. Come si chiama? La canzone lo rivela verso la fine: “Rivoluzione Permanente”!

“Aemilia paranoica” cita i CCCP ma non è la cover, ed è uno dei pezzi più pesi dell'album: “Mi son sempre chiesto come mai c'è una linea che da Reggio Emilia porta fino a Cutro (…) in questa valle dei motori, in questa valle di tumori (…) in Emilia il mafioso balla il liscio e mangia i tortellini”. Con mia sorpresa, un urlo invita ad andare a vedere i P38, gruppo controverso tra i controversi (i famigerati trapper), a riprova che quando c'è coscienza di classe, anziani e giovani sanno superare le barriere musicali. Per chi non sa di che parlo, la P38 non parla di scopare e drogarsi. Quella violenta foga giovanile, la indirizza verso i potenti. In maniera politicamente scorrettissima, ad esempio invocando le BR e una certa Renault 4...

Tornando ai nostri, “Sasà e il secondo secondino” è un brano moderato rivolto alla guardia carceraria, ribaltando la condizione del prigioniero: “Sono libero, all'ergastolo sei tu, che qui vivrai, finché perderai sogni e velleità, finché lascerai giovinezza e volontà”. E poi ecco un perfetto brano – manifesto, il divertente ska “In fabbrica”: “Capo, capo reparto, rallenta la catena, che voglio restar vivo prima che suoni la sirena (…) In fabbrica, in fabbrica non ci voglio andare, in fabbrica, in fabbrica non ci vado più più più!”.

Al contrario, “Salomon's Tube” è un rock cadenzato con diverse parti sperimentali, un coro in falsetto, ricercate progressioni, e un testo non proprio immediato: “Mandi avvertimenti, che parlano di un uomo fraudato. Mastichi fra i denti un linguaggio cybercanalizzato”. “La fabbrica di mattoni” invece evoca “Un esercito di scheletri, a cui hanno sradicato l'anima, si trascina senza alcuna volontà”, che mi ricorda tanto la scena del cambio turno nel film “Metropolis”. Ed infine, “Domani ti sparo” cita la canzone di Pietrangeli, dove l'ospite rapper Kento porta “rime di classe... di classe operaia!”.

C'è sempre bisogno di realtà musicali come la Banda POPolare dell'Emilia Rossa. Speriamo non restino una mosca... bianca! (Gilberto Ongaro)