ELISA RIDOLFI  "Curami l'anima"
   (2023 )

Il fado è un genere musicale tradizionale del Portogallo, patrimonio UNESCO dal 2011. Elisa Ridolfi lo ha promosso per vent'anni, ed ora, a carriera già avviata, si riscopre cantautrice. Così esordisce con le proprie canzoni, nel disco “Curami l'anima”, uscito per Squi[Libri].

Non c'è solo fado nel suo album: ci sono due canzoni che escono dallo stile, per sperimentare cose diverse, come “Q. Pensando a 'Gita al faro' di Virginia Woolf” e “Plurifollie”. La prima, ovviamente ispirata alla scrittrice, inizia con strani respiri ritmici. Poi Elisa prorompe in una melodia rapidissima e folle, inseguita dal pianoforte. La seconda invece, che chiude l'album, è una melodia sopra un arrangiamento etereo, tra rumori ambientali e pad (cuscini) di tastiera.

Ma l'elemento centrale nelle musiche dell'album, sono quei ritmi in levare della chitarra. Rapidi nella titletrack, tranquilli nel brano manifesto “Fili di fado”, caratterizzano le canzoni, e assieme alla voce di Ridolfi, restituiscono la saudade, quel sentimento di nostalgia di qualcosa di perduto, che vive nel ricordo, tipico del fado. L'esempio più lampante è “Ho un addio”: “Ho un addio che non vuole andar via, stretto sul cuore, ben corrucciato. Come una barca al suo porto, quel cuore saggio che sa, che nonostante la tempesta arriverà, deve lasciare il suo addio”. In questo brano, è ospite Jaques Morelenbau, violoncellista brasiliano che, tra gli altri nomi, ha anche suonato con Gilberto Gil.

Saltellante il brano “La febbre del mondo”, col suo ritmo in staccato, dove la voce è una culla, che fa dondolare nella tristezza ma anche nella bellezza del sentimento, nel suo farsi vivido. Altro mega ospite, in “Tutte le lingue del mondo”, è Eugenio Finardi, che presta la sua voce per duettare con Elisa Ridolfi. Se già la voce di lei è emozionante, quella di Eugenio si somma, creando un forte impatto, alternati al toccante tema di violino. Forse il pezzo più intenso dell'album.

Elisa Ridolfi cura l'anima sublimando il dolore, e facendolo diventare arte. (Gilberto Ongaro)