NERO DIASPORA  "Shadows on earth"
   (2023 )

I Nero Diaspora sono Rossella Cangini, Gandolfo Pagano e Fabrizio Elvetico. I tre artisti, provenienti da luoghi ed esperienze lontane fra loro, sono tornati al tramonto dello scorso anno con “Shadows on Earth”, secondo lavoro in studio dopo “Mirrors/Miroirs/Specchi” del 2014.

L’ultima fatica discografica del trio è stata registrata in Sicilia nel 2019 nel corso di tre lunghe sessioni di improvvisazione, durante le quali si è raccolto tutto il materiale musicale successivamente sottoposto a un lungo processo di editing e postproduzione che lo rendesse più vicino a una performance live.

A “Fight Fight Fight” sono stati poi aggiunti anche i campionamenti delle voci di importanti attivisti come Ilaria Cucchi, Mike Prysner (veterano di guerra in Iraq) e Hevrin Khalaf (esponente politica curda), per provare a comunicare messaggi che fossero anche politici e sociali in una fase storica piuttosto tribolata.

Il percorso di “Shadows on Earth” inizia con una rituale e ipnotica “Tribalism”, con voci e percussioni a tracciare la strada, e prosegue con il post-tutto di “The Rumble”, in allucinazioni soffuse che raccontano una totale decostruzione della materia sonora. Sorprendenti tracce di luce sono quelle di “Madonie”, forse non troppo integrata in un contesto che torna a trascinare nel buio con il folk sofferto e cupissimo di “White Wall”, sospeso fra dissonanze e suoni metallici.

“Humus” ci riporta intorno a un fuoco, di notte, nel contesto di qualche rito propiziatorio che ha tanto della cinematografia surreale o dell’orrore, anticipando l’esperimento di “O bene mio”, ambiziosa rivisitazione (o totale destrutturazione) di “O bene mio famm’uno favore” di A. Willaert. Indovinata anche la chiusura, con la voce di Cangini utilizzata come strumento e spezzettata, secondo un effetto clamorosamente straniante.

Pur essendo passato tanto tempo dagli inizi dei Nero Diaspora, il progetto torna a vivere con idee credibili e coraggiose, dimostrazione di un’urgenza creativa ancora vivissima. (Piergiuseppe Lippolis)