P.D.C. (POETICA DA COMBATTIMENTO)  "Life"
   (2023 )

Fulgido esempio di sincretismo intelligente e profondo, il progetto P.d.C. (Poetica da Combattimento) nasce nel 2019 ad opera di Alfonso D’Auria e Antonio Maiuri e giunge ora al debutto per Overdub Recordings via Ingrooves/Universal Music Group con le otto tracce di “Life”.

Lavoro inquieto, tendenzialmente buio e frammentato in molti mood differenti, scosso da pulsioni viscerali che toccano nervi scoperti, l’album oscilla tra le progressioni suggerite da un’elettronica algida e scatti repentini, tra impennate focose e melodie inattese, queste ultime mai così accondiscendenti da lasciarsi confondere col puro intrattenimento, eppure ampie, variegate, eleganti perfino (“Basta così poco”, primo singolo). Anzi: ogni accenno di armonia sembra cozzare contro il muro di turbe eretto a monito del male di vivere che tutti affligge, condensato in testi che sono spesso l’atout determinante di un lavoro sontuosamente complesso.

Largamente affidato ad uno spoken-word che indulge talora ad una sorta di reading di poesia, intriso di una provvida teatralità, “Life” è aperto e chiuso da due brani che scelgono di giocare con le parole con pesante leggerezza: la tormentata, drammatica love-story sui generis di “Uno e zero” – quasi gli Uochi Toki de “Il limite valicabile” – ed il rosario di contrapposizioni snocciolate in “Vendo e compro”, ricca di echi che non possono non richiamare il crooning denso ed incombente di Emidio Clementi.

Sacche di cantautorato mascherato ad arte emergono sotto mentite spoglie, spesso in una veste che ne cela la natura, deviandone il corso in modo del tutto spontaneo, mischiando le carte e ribaltando le prospettive: “La canzone del fischio” – suoni ed arrangiamento prodigiosi - si snoda sinuosa tra Righini e Fabrizio Tavernelli; “Fuori contesto” – elettronica e slide guitar - ricorda il passo vagamente retrò di Ottodix; “Due maree” rievoca ancora i Massimo Volume, ma col piglio incattivito degli unoauno; “Un attimo di vuoto” plana furiosa su un giro ampio a metà strada tra Giovanni Succi ed il Federico Fiumani più aspro; “Il mondo non è” esordisce su un parlato quasi ferrettiano, si incunea in un groove sornione, esplode nell’efficace featuring di ‘O Zulu.

Questo – e molto altro – è “Life”: album ostico, intenso, elaborato, rigonfio di liriche impregnate di un’amara consapevolezza, sospeso tra qualche speranza residua e molti dubbi sul futuro, figlio di tempi duri e di cattivi presagi. (Manuel Maverna)