WASTED GENERATION  "Introducing Wasted Generation"
   (2023 )

Giovani jazzisti crescono. Il quintetto che si definisce “generazione sprecata” in inglese, è composto da cinque musicisti nati tra il 1996 e il 2000, i primi gen Z. Lungi dal rafforzare queste barriere anagrafiche immaginarie, a me sembra che siamo più dispersi (e rimbambiti) noi della Y, cresciuti a Bim Bum Bam e co.co.co. Però, forse non se la passano meglio neanche loro, con le briciole delle nostre briciole.

Anyway, la musica composta per l'album “Introducing Wasted Generation”, contraddice le aspettative che il nome potrebbe dare. Senza sapere nulla di loro, ascoltando solo i brani, potremmo dire che la loro musica sia benestante, se non addirittura lussureggiante, in certi raffinati passaggi armonici, come quelli al centro di “Papageno”. E chi è Papageno? Un personaggio proveniente dal Flauto Magico, opera di Mozart. Quindi, ci sono anche riferimenti culturali elevati, accanto allo... sfigmomanometro, fonte d'ispirazione per il brano “Omron”! Il brano in effetti è costruito su progressioni che danno l'impressione di “salire” continuamente... come la pressione.

“Ce stà er tramonto” è una dedica personale di Iacopo Teolis (tromba) al suo maestro di recente scomparso, il sassofonista romano Carlo Conti, e si mantiene in una situazione musicale abbastanza tonale, mentre brani come “Veleno per tori” partendo da un tema armonizzato dai fiati, lascia spazio al pianoforte che improvvisa in maniera del tutto free, e con dissonanze.

Altri brani si ispirano a personaggi di serie tv, come “N.H.K.”, o a un celebre animalista, “Timothy Treadwell”. Quest'ultimo mostra un lato compositivo delicato e morbido, laddove il quintetto cerca più spesso ambienti dinamici e forti.

Nonostante i concetti extramusicali di partenza molto originali, il risultato in musica è un jazz abbastanza riconoscibile. Non ci sono avanguardie strampalate, né glaciali ricerche pseudoscientifiche. Non proprio wasted, questa generation, però un po' restauratrice. Forse si sente il bisogno di un “ritorno all'ordine”, dopo tanti anni di postmodernismo. E comunque li ringrazio per aver potuto scrivere sfigmomanometro qua! (Gilberto Ongaro)