TROPICO  "Chiamami quando la magia finisce"
   (2023 )

Si chiama Davide Petrella e a lui si devono i successi musicali di molti degli artisti mainstream Italiani degli ultimi anni (Elisa, Jovanotti, Renga, Elodie, Blanco, Mengoni, Giorgia, Emma, Cremonini, Annalisa, Marracash, Tananai, Nannini, J-Ax, Amoroso, Fabri Fibra, Fedez, Mika, Sfera Ebbasta, Mahmood, Achille Lauro, Ghali, Thegiornalisti, sua è anche la celebre "Cenere" di Lazza...). Uno che come tocca la penna scrive successi, ha iniziato da piccolissimo e non ha più smesso. Come autore ha vinto tutto da Sanremo in giù, scrivesse per lo Zecchino d’Oro vincerebbe pure quello. Uno che potrebbe starsene a casa sua a sfornare successi e a godersi gli onori delle proprie produzioni. E invece…

E invece scrive per sé testi magnifici, li produce e li propone al grande pubblico con il nome di Tropico. Quello di cui vi parlo oggi è il suo terzo album da solista (ed altri tre li aveva realizzati con il suo gruppo storico le Strisce) intitolato ''Chiamami quando la Magia Finisce''.

Una magia che traspare in tutte le 15 tracce dell’album. Un disco di grande fascino, musicale e vocale, ci sono infatti tracce da ballare e altre da pensare con testi, anche in dialetto, toccanti. E poi ci sono i duetti, sorprendenti, ascoltate bene quello con Madame, ma anche quello con Joan Thiele che con la sua atmosfera anni '50 si stacca completamente da quanto proposto nelle 10 tracce precedenti.

Un disco che ti sorprende per varietà di generi, suoni e collaborazioni. Cesare Cremonini, Mahmood, Madame, Joan Thiele e Franco 126, amici che suonano e cantano i testi di Davide nei loro album, ma che in ''Chiamami quando la magia finisce'' impreziosiscono ulteriormente il valore globale del disco. Personalmente sono quasi in imbarazzo, ma come non elogiare un’artista in grado scrivere testi così? “Lo sai quanto è violenta questa tenerezza, perdersi a via Marina quando è troppo tardi per tornare a casa, e ogni cosa non è illuminata e non ti vedo più” (Santo Foer).

Vabbè, forse si è capito che il disco mi è piaciuto, e che merita l’ascolto, anche solo per la dedizione che Davide mette nel suo lavoro, soprattutto quando scrive per sé. (Marco Camozzi)