PIETRO CIANCAGLINI  "Consecutio"
   (2023 )

Domanda: come si riconosce la grandezza di un musicista? A mio umile parere, questo accade quando lo stesso s’impone nuovi steps evolutivi, per conferire nuove dimensioni al suo talento, comprovato poi dal fruitore finale che si chiama pubblico.

Il nuovo album “Consecutio”, del bassista-contrabbassista romano Pietro Ciancaglini, ha tutte le carte in regola per sancire un ulteriore passo avanti del suo percorso, non solo discografico ma anche personale, visto che i 10 brani in elenco sono la summa di un altro piccolo capolavoro messo a segno dal Nostro, affiancato da musicisti di spessore come Pietro Lussu, Armando Sciommeri e la voce di Chiara Orlando.

Quindi, dato per assodato che i concetti di rifinitura e quadratura del cerchio sono obiettivi palesemente raggiunti, cosa rende speciale “Consecutio”? E’ che si tratta di un’opera introspettiva, approfondita, elegante nelle strutture, particolarmente vibratile anche al cuore dei neofiti del genere, cuore che batte senza effetti strabilianti ma, bensì, con la classe che scorre naturale e talentuosa, riscontrabile in qualsiasi brano si voglia approcciare.

Sì, perché l'ascolto funziona benissimo anche in funzione “random”: prima di affermarlo, ho provato ad iniziare il viaggio da “Free Frigio” o da “Two wings”, o ancora dalla conclusiva “Unspoken words”, e vi certifico che il piacere non cambia, tra bizzarrie tribali, morbide tessiture e vocalizzi di tutto rispetto.

E poi, che meraviglia quei rettilinei fusion-jazzy sfoderati in “Shades of East”, “Big souls” e “Things that change”: eclettismo scintillante e sopraffino. L’altro consiglio che vi do è quello di puntare la sveglia alle “7.45 Am”, perché nell'omonimo episodio sarete circondati da funambolismi vocali e preziosità esecutive free-jazz.

Insomma, tanta roba. D’altronde, se uno come Ciancaglini dedica una massa d’anni per miniare di vera arte la sua composizione, raggiungendo sempre livelli apicali, non si poteva restare delusi da quest’album (e dai precedenti: “Italian jazz graffiti”, “Reincarnation of a lovebird” e “Second Phase”). Inoltre, avendo intersecato collaborazioni con almeno una cinquantina di nomi altisonanti (tra gli altri Mario Biondi, Enrico Rava, Paolo Fresu, Roberto Gatto, Rita Marcotulli, Franco D’Andrea, Javier Girotto) non resta che comprare “Consecutio” a scatola chiusa, con annessa garanzia d’ascolto imperitura. (Max Casali)