PLEDGE OF HEALING  "One step closer"
   (2023 )

Cosa succede se uniamo le lande sonore dei Portishead, chiamate per eccesso di semplificazione “trip hop”, coi suoni distorti e le composizioni dei Radiohead? Otteniamo una curiosa mistura, una specie di trip rock progressivo, molto coinvolgente. Aggiungici la voce di una donna che sa passare dalla malinconia a una forza vibrante, simile negli acuti a quella di Skin, e abbiamo i Pledge of Healing!

“One step closer”, l'album di questo duo francese, è pieno di canzoni emozionanti. Tempi lenti, cambi d'atmosfera tra orchestre di tastiere, fasi di pianoforte e accordi jingle jangle di chitarra elettrica distorta. Occasionalmente spicca una linea di basso nell'arrangiamento, come in “Life explorer”. Quello che risalta sono soprattutto le soluzioni armoniche, le sequenze di accordi scelti, che creano canzoni ad alta drammaticità, come “Hopes and dreams”.

Totalizzante “The Universe responds”, trascinante brano suddiviso in più fasi. Gli acuti citati sopra, li sentiamo invece in “What I have left”, altro pezzo da novanta dell'album. “Too late” non ha parole, è strumentale, e anche quando compare la voce, resta sulla “o”, si fa anch'essa strumento. Tutto quel che vi so dire, è che vogliono farvi venire i brividi: e, non a caso, un titolo è “Thrill ride”, con angosciosi arpeggi in tonalità minore à la Muse (primo periodo ovviamente, quand'erano seri).

Il rock lento del singolo “Rain to light up the Sun” è avviato da una lunga parte di solo pianoforte. Gli elementi di tastiera e chitarra convivono pacificamente, senza prevalere l'uno sull'altro. E sempre il pianoforte ci porta negli abissi del pezzo finale “Through the storm”, con un loop chiuso e quasi ossessivo. Poi, gli archi di tastiera accentuano il carattere gotico della canzone, fino all'esplosione rock, sempre in tonalità minore.

Che dire, trip rock progressivo sembra la giusta definizione. E altamente emozionante! (Gilberto Ongaro)