SIMPLE MINDS  "New gold dream live from Paisley Abbey"
   (2023 )

Concerto all'Abbazia di Paisley, un documentario, e poi la decisione di mettere tutto su album come ai vecchi tempi.

Alla fine Jim Kerr (e chi gli sta attorno) ha capito che forse il suo pubblico preferisce risentire le vecchie cose che non cercare, nelle nuove - non sempre disprezzabili, a dire il vero - registrazioni, echi dei bei tempi che furono.

"New Gold Dream" lo conoscono quasi tutti quelli che hanno un minimo messo il piede nel fiume degli anni '80, e chi oltre al piede ci si è tuffato completamente sa che è uno di quei lavori imprescindibili per capire una certa atmosfera artistica del momento che fu. Al punto che i Simple Minds, da quel giorno, ci vivono di rendita o quasi, perché qualsiasi cosa è stata loro perdonata, in questi decenni, in onore di quello là.

E allora ben venga questa riedizione, una registrazione che più che un live (no pubblico, please) è una riproposta, suonando cercando di essere fedeli all'originale perché ci sono lavori che anche solo a modificarne una nota sarebbe come disegnare i ciglioni di Elio sulla Gioconda. Tutto fatto apposta per tenere vivo sia il ricordo della band che dello stesso album, con l'Abbazia che riesce a togliere un po' di polvere dalle sonorità dell'epoca senza andarle a mortificare o - orrore! - a cambiarne una virgola. E a spiegare perché siamo così tanto legati al passato senza bisogno di cercare per forza cose nuove.

Poi chiaro, questo titolo nulla aggiunge e nulla toglie all'originale, però fa capire che in certi casi c'è più bisogno di riproporre il buono che fu senza bisogno, per forza di cose, di stare al passo con i tempi. Dategli un ascolto, o tornate all'originale, fate quello che volete, basta che non ve lo dimentichiate. Anche se forse, forse, il "New Gold Dream" da studio aveva qualche idea sonora in più, non riproposta nel live. Però il live toglie la polvere, come detto: prendere o lasciare, ma a prendere male non si fa. (Enrico Faggiano)