MAVERIX  "Cowpunk!"
   (2023 )

Allora, vi racconto questo: al primo ascolto, ho pensato che fosse un disco carino, niente di che. Però non ero convinto, così gli ho concesso una seconda passata. Al momento, l’avrò ascoltato per intero sei o sette volte almeno: cucinando, in macchina, sotto la doccia, perfino durante una call con l’ufficio, perché mi stavo annoiando. “Josh Brolin” l’ho inserita nella playlist che mi porto nell’mp3, perché ci sta, eccome. Poi, alla suddetta playlist ho aggiunto anche “The Saddest Of The Bar” e “2022 (When September Ends)”, perché ci stanno pure loro, eccome. Alla fine, le ho tolte entrambe ed ho lasciato solo “Josh Brolin”, perché avrei dovuto metterci tutto l’album, dentro ‘sta benedetta playlist. Non mi sembra poco.

Dunque: senza fronzoli e dritto al punto, “Cowpunk!” vede l’esordio per Rocketman Records dei MaveriX, trio milanese di recentissima formazione, qui alle prese con una gustosa miscela di country movimentato, schegge di r’n’r’, parecchio punk californiano ed un generale dinamismo che avvince, coinvolge, a tratti perfino esalta, altroché.

Affatto pretenzioso o spocchioso, è album di genuina schiettezza, nove brani secchi e tesi quanto basta a definire il perimetro entro il quale i tre - a proprio agio con la materia come Massimo Picozzi col crimine - sguazzano che è una meraviglia: in venticinque minuti di puro gaudio up-tempo, “Cowpunk!” azzecca scrittura, arrangiamenti, ganci, intrecci, chorus e dinamiche, il tutto sulle ali di un ritmo sempre sostenuto e di una verve che non flette mai. Della micidiale accoppiata di apertura ("Josh Brolin" e "The saddest of the bar") ho già detto, ma ogni traccia merita menzione d’onore, dall’aria à la Green Day di “Sweet Alberta” all’eco western di “Spaghetti Hymn”, dal boogie frenetico di “2022 (When September Ends)” ad una “House in the mountains” che è una via di mezzo tra i Clash e la Zac Brown Band, fino alla frustata conclusiva di “To The Alps”, vicina ai nostrani Deluded By Lesbians, chiusura magna cum laude con bacio accademico.

Non è punk, non è country: è cowpunk, punto e basta. Semplice? Provateci voi, a fare un cowpunk così. (Manuel Maverna)