TELLKUJIRA  "tellKujira"
   (2023 )

La composizione estemporanea è sempre un rischio: significa comporre nel momento stesso in cui si suona, improvvisando, e provare ad “aggiustare” l'evento musicale in diretta, prendendo spunto dai musicisti accanto a sé, in ottica di interplay. Il quartetto atipico tellKujira fa questo: viola, violoncello, e due chitarre elettriche al posto dei violini. L'omonimo esordio mostra il risultato dei loro esperimenti, inciso nel 2021, in mezzo alle varie zone rosse, arancioni, gialle, bianche...

Uscito per SuperPang Records, l'album è composto da 5 performance. E gli esiti di quest'approccio non sono tutti uguali. Il primo, “Kujira”, resta quasi tutto il tempo sottotono, tra arpeggi di chitarra e... martellate? Non so cosa stia succedendo, ma sembra che la violista e il violoncellista percuotano l'archetto sul corpo dei loro strumenti, ne fanno un uso percussivo e non solo melodico-ritmico. Parte tutto da frammenti: qualcuno accenna ad un giro di note, lo ripete più volte, modificandolo leggermente nel tempo, e gli altri fanno lo stesso; così, la musica è destinata ad un continuo graduale cambiamento, quasi impercettibile in questo primo brano.

“Trompe les dieux” invece ha tutt'altro sapore. Sembra si verifichi un improvviso e “involontario” crescendo, un'intensificazione drammatica, che porta in un'atmosfera di terrore. Ma il terrore fico, quello da film ad alta tensione. “TomWaits” si chiama così, perché vuole essere un immaginario accompagnamento per la celebre voce rotta dell'artista statunitense. Ed è un insieme di rumori, sfrigolii e pizzicato, che culminano in un'esplosione distorta ma controllata. Una drone music industriale. Vari accadimenti anche in “Interior Sketch”, da un crescendo a un decrescendo, mentre il curioso finale “Piece Sombre” è ottenuto intonando gli strumenti in accordature insolite.

Uno degli aspetti a cui i tellKujira tengono di più, è la ricerca del timbro, un timbro non del singolo strumento, ma quello ottenuto dalla somma dei quattro. Ed è un colore scuro ma trasparente, come l'acqua di una pozzanghera pestata, vista di notte. Goccioline cupe che schizzano, senza sapere dove vanno a posarsi, perché non si vede l'asfalto. Ecco cosa succede ad ascoltare composizioni estemporanee: ho le allucinazioni! Prova anche tu! (Gilberto Ongaro)