ADRIANO MODICA  "Aqua"
   (2023 )

Era partito con l'idea di fare un album sui quattro elementi, dice in un'intervista, però poi si è reso conto che quello dell'acqua per lui era preponderante. Il pop d'autore di Adriano Modica si esprime in “Aqua” con parecchia eleganza, e ricercatezza nel suono, nonostante la facilità d'ascolto. Quasi tutti i testi nominano ad un certo punto il mare. Ma non pensate a Vano Fossati, non c'è quella parossistica intensità a proposito del “mmmmmaaaaare”. L'ironia c'è, ma è sottile, à la Max Gazzè.

Leggo che anche altri, scrivendo di lui, nominano Gazzè, per cui non insisterò troppo, perché secondo me invece la somiglianza è solo superficiale. In questa mistura di pop elettronico e parti orchestrali, in certi momenti mi ha ricordato il miglior Morgan solista, quello che balla nel suo Appartamento mentre pensa a “Le ragioni della pioggia”, e con questo parallelo mi riferisco a “Cuore di pietra”, quinta delle canzoni dell'album, che apre virtualmente il “lato B”, se parlassimo di un vinile. La chitarra in questa canzone è processata; gli archi suonano in staccato, in stile inglese. Mi sto fissando su una sola canzone, e non ho ancora parlato del testo; capite, c'è davvero tanta carne al fuoco, per scrivere la mia solita paginetta.

“Cuore di pietra” si trova tra “Male d'aria” e “Uomo di carta”, già dai titoli si palesa un concept, un'uniformità di scrittura. Modica è anche un bravo melodista. I ritornelli non sono forzatamente “orecchiabili”, ma le melodie sono piacevoli da seguire, come quella di “Ego a chiocciola”. “La memoria dell'acqua” racconta della saggezza dell'H2O tra il serio e il faceto, come una fusione di Colapesce e Di Martino in una persona sola: “Lo sai che se studi le stelle capisci l'inizio, lo sai che se studi le stelle capisci la fine? Ma tanto lo sa l'acqua, che studio a fare, c'è l'acqua! Chissà se ci insegneranno i pesci a non far rumore quando parla il mare”. E poi compaiono presenze in cielo, spiritosamente descritte: “Nel cielo gli elicotteri controllano se nei cortili è tutto ok, se i bambini vanno fuori di corsa quando passa l'aereo”.

Il singolo “La scimmia ride”, per forza di cose fa pensare alla scimmia nuda che balla di Gabbani in “Occidentali's Karma”, ma, con tutto il bene che voglio al buon Gabbani, che nelle sue “critiche” nei testi è parecchio bonario (ma perlomeno qualcosa c'è, rispetto ad altri colleghi), qui non c'è una presa in giro del buddismo, bensì una visione un po' più poetica, rivolta alla natura. “I pollini nell'aria si muovono bene, nella luce nuova sanno già dove andare. Le radici sottoterra si muovono bene, nel buio antico, loro sanno già cosa fare (...) Intanto però la vedi, la scimmia ride, sputa fuoco la terra, piange sale (...)”.

Non c'è solo acqua, anche l'aria compare, in “Sopravento”: “Soffia il vento dal mare, porta nel cuore la sabbia e il silenzio del deserto. Il vento porta il verde del mare alle piante a terra. Piante che hanno perso la memoria, me l'ha detto il vento”. La vera perla però è alla fine: “Idea”. Inizia con note sintetiche un po' cupe e gotiche; poi la chitarra acustica arriva in soccorso, e Modica pensa a dov'eravamo prima di nascere, che cosa avremmo perso, venendo alla luce: “Quando siamo nati, piangevamo di ricordi, ma intorno qui ridevano tutti. Che ne sanno di cosa vuol dire rinunciare a volare, e a poter attraversare i muri, come quando eravamo un'idea?”. Su questa riflessione mistica, che fa pensare alle anime ancora non nate che si vedono in “Soul”, il film Disney (guardatelo, è per adulti), la canzone finisce sfumando, con delicate note di vibrafono.

Dicevo, c'è tanta carne al fuoco. Usando un ossimoro, “Aqua” è dotato di una profonda leggerezza, perché da un lato è difficile essere leggeri senza essere vuoti, e dall'altro è difficile portare della sostanza senza essere pesante. Adriano Modica ci riesce! (Gilberto Ongaro)