ALESSANDRO DELEDDA  "Club notturno"
   (2023 )

Ore 2. Il lampione davanti all'albergo non funziona bene, lampeggia. Non ci voleva, dannazione. Potrebbe confondere Michele, che sta aspettando il segnale con la torcia, dalla finestra della stanza, per entrare in azione, nella retrovia del cinema. Ma forse sono io, che lo ritengo troppo stupido. Saprà distinguere un lampione da una torcia, no?

Datti una calmata, mi dico. Meglio che me ne accenda un'altra. Tiro fuori il pacchetto dall'impermeabile. Ma tu guarda, sono un cliché vivente. E avevo promesso a mia moglie, di smettere di fumare. Sempre ammesso che oggi ritorni a casa, da lei. Come ho fatto a impelagarmi in questa situazione, non lo so. Anzi, lo so benissimo. Una mano di troppo, stavo anche vincendo, ma no, voglio sempre esagerare. E col poker in mano mi sentivo invincibile. Indebitarsi per una scala colore, ma si può... Cos'è quella luce blu, non bastava il lampione a lampeggiare... La polizia. Meglio entrare in questo club, non diamo nell'occhio.

Come i jazzisti improvvisano, ho improvvisato questo incipit di un romanzo, ascoltando le note di “Club notturno”, il nuovo album di Alessandro Deledda, che contiene nove brani originali, da lui composti e arrangiati. Lui è pianista e suona piano, Rhodes e sintetizzatore, ed è accompagnato da Francesco Bearzatti a sax e clarinetto, Danilo Gallo al basso elettrico, Riccardo Catria alla tromba e al flicorno, e Marco D'Orlando alla batteria.

L'album è ispirato ai film poliziotteschi, e in generale a quella fase del jazz che negli anni '70 si faceva fusion. In certi momenti sembra di riascoltare i Napoli Centrale, con James Senese. E i titoli dei brani ci fanno compiere un giro in tutta la Penisola, partendo dall'“Hotel Milano”, visitando il “Cinema Napoli”, facendo loschi incontri con “Il brigante genovese”, e attraversando il “G.R.A.” a Roma, per passare delle “Ore a Palermo”, nelle quali la band a metà brano si ferma, per lasciar spazio ai fiati nel silenzio della batteria. Batteria e flicorno restano da soli in “Capriccio salentino”, mostrando una forte efficacia espressiva.

Non dev'essere tranquilla la “Colazione a Capri”. Per quanto suggestivo possa essere il panorama, il basso all'inizio suggerisce un clima di sospetto e suspense. E la situazione armonica lo conferma, tra cromatismi e dissonanze, e un finale che si disperde. La serenità arriva con gli “Appunti veneziani”, che chiudono questo album turistico, dove la musica accompagna il viaggio con leggerezza e ispirazione.

E alla fine mi hanno beccato. Una soffiata di Carlos, quell'infame, e sono arrivate quattro pallottole nel petto di Michele. Lo avrò per sempre nella coscienza, era un bravo ragazzo, non se lo meritava. Dovevo aspettarmelo. Ma prima dovranno prendermi, gli sbirri! Romba l'Alfa Sud, accelero. Non mi avrete mai! (Gilberto Ongaro)