MARCO MACHERA  "Dormiveglia"
   (2023 )

L’underground non ha mai smesso di sgomitare e crearsi spazi nella scena musicale italiana. Grazie al talento di chi ha da sempre avuto qualcosa da dire, senza allinearsi e forte di qualche urgenza artistica: da sempre per molti artisti è impossibile starsene... zitti e buoni.

Marco Machera è un gran musicista, che ha fatto del basso l’interfaccia ideale tra il suo mondo e quello chi è oggi alla ricerca del non banale. Le affinità e le pochissime divergenze con i Japan dei fratelli Batt, mi hanno fatto pensare ad un possibile sprono alla pubblicazione di questo suo quarto album da solista, costruendo una band composta anche da gente come Toni Levin e Pat Mastelotto, ideali ponti con un altro pezzo del mondo di Marco: i King Crimson.

‘Dormiveglia’, pertanto, è un ideale incontro tra entità che han fatto grande la storia del rock, con agganci pensati e creati dal musicista di Latina, rendendole così, grazie alla sua provata sensibilità, più personali e fruibili.

Il fil rouge del disco che collega i brani, è una riflessione su come oggi l’artista si debba ingegnare, sul divario che spesso percepisce tra immaginazione e realtà. Stati irragiungibili, impalpabili come l’aria, ma che danno contemporaneamente un senso all’esistenza.

Pertanto, una volta cominciato, grazie a queste musiche il viaggio intrapreso è pacato ed etereo, rilassato e riflessivo. Così ascoltando brani come ‘The Empty Mind’ si ha effettivamente la sensazione di sorvolare mondi lontani. Un’immagine visionaria, sonorità dai contorni surreali che han reso grandi i Japan, elevando personalità straordinarie di musicisti dall’incredibile creatività. Sto pensando a gente come l’indimenticato Mick Karn per esempio, non a caso uno dei riferimenti artistici di Marco.

Altra caratteristica da considerare sono a mio parere le ritmiche disciplinate, quelle care a Robert Fripp, da tempo parte imprescindibile del DNA di Pat Mastelotto, un grande interprete delle percussioni crimsoniane e, come già detto, presente attivamente in questo album. Lo stesso si può indubbiamente dire per Toni Levin e Steve Jansen, i quali non potevano mancare in un album dal grande respiro come ‘Dormiveglia’.

Ulteriore elemento per entrare in questo mondo è l’elettronica, mai invadente, mai banale ma strettamente in funzione della narrazione di questo splendido episodio di vita artistica di Marco Machera. (Mauro Furlan)