DALILA SPAGNOLO  "La fame nelle scarpe"
   (2023 )

L'anno scorso l'avevo intervistata col suo singolo “Alberi d'eterno”, ancora ad aprile 2022 (http://www.musicmap.it/interviste/new.asp?id=987), e adesso finalmente posso raccontarvi del suo album “La fame nelle scarpe”, uscito il 9 maggio 2023 e faticosamente autoprodotto. Gli inglesi usano un termine affascinante per descrivere il secondo lavoro di un'artista: “sophomore”. È intraducibile; o meglio, leggo su Wikipedia che uno scrittore lo traduce con “fagiolo”. Ehm, vabbè.

L'album fagiolo di Dalila Spagnolo, “La fame nelle scarpe”, arriva a due anni di distanza dall'esordio “Fragile”, del 2021, dove l'artista si è definita cantautrice di fragilità. L'attività è iniziata nel 2020, ma già in questi pochi anni Spagnolo si è costruita una precisa identità. La sua formula pop arriva da esplorazioni elettroniche, ma soprattutto world. Conta di sicuro anche l'esperienza umana in Burkina Faso. Come ci racconta nella suddetta intervista: “In Burkina (…) la musica non è un hobby, ma il ritmo dell'esistenza (…) Anche i live sono ricchi di omaggi ad artisti africani, non riesco a farne a meno”.

E infatti, nel disco compaiono ospiti come Petit Solo Diabaté, artista burkinabé, che canta con Dalila in “Faut pas doutè de moi”, che significa “Non dubitare di me”. Ah sì, dimenticavo, Spagnolo canta anche in francese, e in inglese in “Superpower”, canzone dove compare il balafon, uno xilofono fatto di bambù e amplificato da zucche, tipico dell'Africa Occidentale.

L'album è collegato dal filo conduttore dei timori, raffigurati da un “bambino capriccioso” interiore, raccontato nel “Prelud'io”: “I miei timori sono bambini, ma hanno una grossa voce capricciosa ed egocentrica (…) I bambini sono alberi del futuro”. E queste parole anticipano quello che è stato il singolo “Alberi d'eterno”. A proposito di capricci, “L'erba voglio” cresce tranquillamente, nel giardino di Dalila, anche se la volontà qui esprime desideri ben poco egoisti: “Voglio innamorarmi della vita, di tutte le persone che non mi hanno dato niente e mi hanno fatto male, io voglio perdonare, voglio solamente vivere”.

Sarà un tic, ma quando Spagnolo esprime una ferrea volontà, la musica... cambia! Accadeva già in “Tutto di me”, dove, mentre ribadiva “Io faccio quello che voglio”, la canzone pop si trasformava in un folk con fisarmonica. E qui, ne “L'erba voglio”, a un certo punto dichiara: “Cambio umore ogni volta che mi va”. E in quel momento il tempo accelera! Sono piccole cose, ma ultimamente nel mainstream non osano neanche fare più queste piccole cose...

“Tracciare le distanze” ripesca dei pensieri che sembrano usciti dal '68: “Abbracciamo le innocenze, facciamoci la pace (…) gettiamo queste armi e arrendiamoci all'amore”. Eppure, lo stile musicale non permette alle parole di diventare stucchevoli, le rende credibili e ricevibili. Dalila torna a recitare in “Interludio (portami via)”, dove supplica una fuga: “Portami via da questa solitudine, questa sensazione di nulla, questa precarietà (...)”, su un'elegante base elettronica condita da archi e tromba. “Forse”, l'altro singolo uscito a fine 2022, è una richiesta d'aiuto, a mani che non rispondono, e il videoclip conferma ancora l'interesse di Spagnolo per le arti performative: tra le coreografie di gruppo, spicca una citazione a Marina Abramoviç.

Le canzoni d'amore non sono tutte tristi, c'è anche “Quel Santo Giorno”, dedicato al giorno felice dell'incontro fortunato, che cambia la vita. Il folk chiude l'album, con “Crisci figghia mia”, dove canta l'ospite Rachele Andrioli, a rispondere al bambino dell'introduzione, chiudendo il concept.

Dalila Spagnolo ha davvero la fame nelle scarpe, cioè la voglia di crescere camminando. Se non avessi letto che l'album è autoprodotto, non ci avrei creduto. Non ho scritto di Area Sanremo e del Premio Lunezia, perché a questi riconoscimenti non do' peso. Ma il contenuto, la forma, la voce, la ricerca... insomma lei ha davvero tutto quel che ci vuole, per meritare molta più attenzione! (Gilberto Ongaro)