AGNESE VALLE  "I miei uomini"
   (2024 )

Probabilmente abbiamo una futura Fiorella Mannoia, non per il timbro vocale (che invece si avvicina più a quello di Noemi, senza graffiato ma con più intensità interpretativa), bensì per la sua scelta di reinterpretare brani noti. Agnese Valle ha scelto di rendere al femminile canzoni scritte e cantate da maschi, stabilendo una connessione dialettica con esse. Nasce così “I miei uomini”, che contiene titoli come “La valigia dell'attore” di De Gregori, “Baratto” di Renato Zero, “Telefonami tra vent'anni” di Lucio Dalla e così via.

Gli arrangiamenti synth pop contemporaneo, fanno notare quanto le canzoni più datate, cambiando vestito, possano sembrare tranquillamente scritte l'altro ieri. Quella che fa più impressione, per differenza stilistica netta, è “Autogrill” di Francesco Guccini. Le parole degli autori richiamati sono sempreverdi. Sì, anche “Altrove” di Morgan, piantatela di sbuffare! E paradossalmente, l'arrangiamento deciso da Agnese Valle per questa canzone, nella prima metà sembra invecchiarla, con quel suono di strings (cioè l'orchestra sintetizzata alla tastiera), così vintage, fa ricordare quei suoni che c'erano in tante canzoni anni '70, da Rino Gaetano, Lucio Dalla, il primo Riccardo Cocciante... insomma, molti artisti pubblicati da RCA Italia.

Le drammatiche parole de “Il testamento” di Appino, Valle le restituisce riportandole al rock. Fa pensare, che nella tracklist dell'album, si sia voluto mettere una dopo l'altra questa canzone, e “Kurt Cobain” di Brunori Sas, che trattano due temi vicinissimi, la decisione del suicidio, e la depressione che affligge prima. È il momento del singolo originale, scritto da Pino Marino, “La fioraia”. Come per i cantautori più tradizionali, anche in questo caso le parole sono tante, e scorrono velocemente. La canzone descrive Agnese Valle per come si presenta, chiedendo attenzione ad un pubblico distratto dagli smartphone: “In una mano lo schermo si fa specchio, per sognare un'altra vita, e l'altra mano per sfogliarla con le dita. Vendo fiori, ma l'ultimo no, e riflessa nel vetro di un bar, vedo l'ultima rosa che ho”.

Agnese Valle è anche clarinettista, e utilizza il suo strumento sopra una delicata elettronica, per creare una versione molto particolare di “Ragazzo mio”, che si discosta sia dalla versione simil jazz originale di Luigi Tenco, che da quella pop rock anni '80 di Loredana Bertè.

L'album era iniziato con un'introduzione strumentale statica, con suoni d'organo e tastiera: “Chi è di scena”, mentre la traccia finale si chiama “Sipario”, ed è un solenne 6/8, dove Agnese Valle praticamente recita i titoli di coda, con i credits: “Ai miei uomini, spero di aver restituito almeno in parte, ciò che loro mi hanno dato. Andrea Appino, Brunori Sas, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Morgan, Pino Marino, Luigi Tenco, Renato Zero (…) ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a questo lavoro. Maremmano Records...”.

Questa scelta da palcoscenico, è motivata dal fatto che questo disco rappresenta la parte musicale di uno spettacolo teatrale, che va in scena in questo 2024. Dunque, l'appuntamento per vedere Agnese Valle, è dal vivo! (Gilberto Ongaro)