ENSEMBLE SANGINETO  "Grand tour vol. 1"
   (2024 )

Il Grand Tour, uno dei primi esempi di turismo, era quello che i giovani aristocratici del Settecento erano tenuti a compiere, per conoscere il mondo che li circondava. Tappa fondamentale di questo viaggio era l'Italia, e l'Ensemble Sangineto prende spunto da questo, per chiamare il proprio album “Grand Tour vol.1”, dove in dieci brani popolari, visitiamo dieci nostre regioni.

Sono dieci canti tradizionali, scelti tra quelli più adattabili agli strumenti del trio: salterio ad arco, flauti, arpa celtica, chitarra e charango. E tutti e tre cantano, questo è importante da sottolineare, perché molti degli arrangiamenti prevedono momenti di polifonie a cappella.

Il tour inizia dal centro geografico del Bel Paese, l'Umbria, con “Rinello”, che canta di una sposa che viene a sapere della morte di suo marito, e le tocca tornare a casa del fratello. Un'altra vedova torna più avanti, con l'abruzzese “Mare Maje”, e chi è appassionato dei film di Lina Wertmüller, riconoscerà la canzone, utilizzata in “Film d'amore e d'anarchia”. La scena indimenticabile di scambi di sguardi tra Tripolina e Tunin (che mangia una pera per dissimulare), mentre Salomè osserva entrambi, sperando non si mettano nei guai. E durante questa seduzione/controllo, una delle prostitute intona proprio questo brano: “Vo' m'accide, m'accide...”.

“Lanterna da Zena” ci porta nel mare di Genova, dove una donna misteriosa vende fiori travestita da marinaio, in attesa che un uomo la faccia ballare. Frequenti le tematiche d'amore e desiderio. “Violina” è il dialogo toscano tra il babbo curioso e preoccupato, e la su' figliola innamorata: “Violina ti sei fatta baciare / Babbo mio da che ve n'avvedete? / Violina mia tu c'hai le gote rosse / O babbo mio, saran state le more / Violina insegnami le more / O babbo mio le more sono a macchia / Violina insegnami la macchia...”. E così via, si innesca la struttura che ripete l'ultima parola della strofa, per rappresentare l'insistenza del padre.

Altra seduzione lombarda con “Dove te vett o Mariettina”, tra una contadina e un corteggiatore. Qui il salterio pizzicato si scatena in un assolo, così come nel finale friulano, “Lusive la lune”. Anche in Sicilia c'è sofferenza d'amore, con “Si maritau Rosa”, dove una donna vede tutte le altre donne sposarsi, tranne lei; mentre in Emilia-Romagna, in “Chi bussa alla mia porta”, la donna si chiede “chi bussa al mio porto”. Nonostante l'allegria della musica, e l'utilizzo di espressioni da filastrocca (“E sì, e no, e tombola”), c'è poco da ridere, perché l'uomo la impicca: “Al collo le saltò, e sì e no e tombola...”.

Invece, per la Campania e la Sardegna, l'Ensemble Sangineto ha trovato esempi più battaglieri: il “Canto delle lavandaie del Vomero” è una rivendicazione di terreni, mentre “Procurade 'e moderare” è un canto rivoluzionario contro la “baronessa Tirannia”. L'organico strumentale e la virtuosità vocale rendono piacevole questo viaggio istruttivo. E restiamo in attesa del “vol. 2”, dove immagino l'Ensemble trovi dieci canti delle altre dieci regioni italiane! (Gilberto Ongaro)