JIMI HENDRIX EXPERIENCE  "Hollywood Bowl August 18, 1967 (The authorized Hendrix Family edition)"
   (2024 )

Qui si fa la storia. La storia siamo noi. E altre frasi fatte. No signori, diciamo subito una cosa per sgomberare il campo. L'album che abbiamo tra le mani oggi è inclassificabile, risale al 1967 ma è attualissimo e andrebbe fatto ascoltare h24 e 7/7 per un mese ai cultori delle incrostazioni musicali fetide in giro oggi e che vanno per la maggiore. Fa parte dei patrimoni dell'umanità.

Jimi, agnello sacrificale del club dei 27 come Janis e Jim e Amy, risorge ora grazie a un accurato restauro. Siamo calati con questo live, riesumato e rimesso a nuovo, in una capsula del tempo. Facciamo finta che torniamo, chi più boomer chi meno, a indossare pantaloni a zampa di elefante, a indossare camicie da figli dei fiori e a profumare di dolciastra erba coltivata in maniera non proprio ortodossa.

Ma il viaggio lisergico, pasticche di Lsd o peggio a parte, è garantito già dalla musica. Pronti? Siete accorsi ad applaudire i Mamas & Papas, i folcloristici artefici di quella hit planetaria che anche i neofiti rammentano, "California dreaming", uscita l'anno prima ed esplosa sul pianeta, siamo all'Hollywood Bowl. E la radio come supporter del quartetto di cui faceva parte la compianta Cass Elliot (morta giusto mezzo secolo fa) vi lancia nelle casse un esordiente che farà la storia del rock, della chitarristica, un'autentica icona, l'ennesima che come Janis Joplin, Jim Morrison e tanti altri geni della musica del 900 ci ha lasciati troppo presto (sì, ci voglio mettere anche Syd Barrett, Nick Drake, Ian Curtis...).

Hendrix qui è registrato da Dio, e come incarnazione della divina grazia musicale regala all'attonita platea pronta a scandire "California dreaming" perle assolute, che la registrazione riporta fedelmente, alla faccia degli sgangherati bootleg che sono circolati negli anni. Un monumento, le radici del blues e del rock fuse in un set che non potrà mancare in nessuna discoteca, fisica o digitale che sia. Digitalisti o vinilisti che siate, non avete scuse. Smuovete il culo e procuratevi senza altri indugi una copia di ''Jimi Hendrix Experience: Hollywood Bowl August 18, 1967'', inedito degli inediti.

Per capire quanto è storico questo disco basterà ricordare che fu inciso cinque giorni prima dell'uscita negli Stati Uniti dell’iconico album di debutto “Are You Experienced”. Quindi come detto il pubblico non era lì per Jimi, come avvenne ad esempio per i live in Italia - a Milano al mitico Piper che ora ha chiuso, col nome di Old Fashion - Nonostante Jimi Hendrix Experience avessero già conquistato dei fan nel Regno Unito e nell’Europa Continentale, la stragrande maggioranza degli oltre 17.000 spettatori di Los Angeles erano lì per vedere gli headliner The Mamas & The Papas. Rimane, follia pura, il rimpianto di avere ascoltato, e lo sarà sicuramente nei cieli o alla corte di Lucifero, un Hendrix che rifà alla sua maniera "California dreaming" con i quattro Mamas alle voci. Sublime assoluto.

Ma qui accontentiamoci, si fa per dire ovviamente, di quello straordinario set all’Hollywood Bowl, con il mago della chitarra mancina coadiuvato dai fedelissimi ossia dal batterista Mitch Mitchell e dal bassista Noel Redding. Era stato proprio John Phillips dei Mamas & Papas (morto nel 2001), che aveva coprodotto il Monterey Pop Festival, ad invitare l'Experience ad aprire il suo gruppo all'Hollywood Bowl il 18 agosto.

La Jimi Hendrix Experience esplode grazie a brani come "Purple Haze", "The Wind Cries Mary" e i classici, all’epoca ancora inediti, "Foxey Lady" e "Fire", nonché le loro personali rivisitazioni di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei Beatles, "Killing Floor" di Howlin' Wolf, "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan, "Wild Thing" dei Troggs (chi non ricorda il film di Jonathan Demme con la sensuale e magica Melanie Griffith?) e "Catfish Blues" di Muddy Waters.

Insomma, un bel regalo per il prossimo Natale anche se siamo solo a gennaio. Una perla assoluta da custodire gelosamente, musica eterna come Mozart e Bach che tra un millennio, se saremo ancora qui come specie, avrà lo stesso valore storico. (Lorenzo Morandotti)