PIPPO POLLINA  "Nell'attimo - Dieci canzoni fatte a mano"
   (2024 )

Ritorna Pippo Pollina, cantautore italiano attivo da almeno trent'anni sulla scena... tedesca, che riempie i teatri teutonici, svizzeri ed austriaci da un bel po', e sarebbe ora che in Italia venga riconosciuto. Il cantautore siciliano ha uno stile suo personale, avvicinabile, non per fare paragoni ma per presentarlo a chi non lo conosce, a quello di Ivano Fossati, con una voce con più graffiato.

“Nell'attimo – Dieci canzoni fatte a mano”, uscito per JazzHaus – Storie di Note, doveva essere un best of. Ma la prolificità di Pollina lo ha portato a scrivere altre otto canzoni nuove, riportando in apertura solo uno dei brani passati, “Aspettando che sia mattino”, il primo inciso nel disco d'esordio, del 1986. Arrangiamenti essenziali, come si vuole da tradizione cantautoriale, formati soprattutto da chitarra acustica e pianoforte, con qualche nota di violoncello, clarinetto e fisarmonica ad accompagnare e riscaldare.

“Se poi” scrive di ipotesi e speranze, con metafore e suggestioni: “Se poi tornerai sui tuoi passi di ieri, toglierai quei vestiti da dosso, le uniformi, sorrisi e le mosse, quei cenci di carta di gesso (…) nel cielo sono libero come un pensiero, come un'onda che curva lontano, come un'aquila nell'altipiano”. Libertà come fondamento delle canzoni, che torna anche nelle scelte de “La strada”: “Scegli la tua strada, va senza di me, piove la rugiada ancora (…) Pensami ogni volta che ti sembrerà di sentirmi accanto a te, e un sorriso acceso ti accompagnerà nella luce che verrà”. Sembrano parole che un genitore può dire a suo figlio, quando deve decidere del proprio futuro.

Libertà ma anche sincerità, a proposito del tempo che passa, scandagliato nei suoi effetti nella titletrack “Nell'attimo”: “Nel solco delle occhiaie, nelle curve del sonno perduto, in certe rughe del tuo cuore”. E allora, se il tempo corre, Pollina consiglia di ballare la vita in un “Walzer”, senza indugio: “Il calendario cinico lo sa, la ruga informa”. Ma sappiamo che la vita non permette sempre di vivere ogni istante al massimo. Esistono passaggi obbligatori di routine per la sopravvivenza, raccontati ne “I lupi cantare sulle colline”: “Prendi la maschera nel cassetto, è pronta come ogni mattina. Caffè bevuto ancora a letto, è più buono che in cucina. La faccia a pieghe nello specchio, come un quaderno stropicciato (...)”.

Un viaggio lontano che separa due persone è lo spunto per “Cinquegrani”: “Dammi due carezze al volo prima di andare via, scalderanno quest'inverno, mi terranno compagnia (…) Questa nave entrerà nel cuore di una città (…) E tornerò, un giorno tornerò sulle ali del mio destino”. E se “Quel giorno” verrà, sarà un “mistico bolero”, questa canzone sembra il secondo tempo di “Cinquegrani”. C'è ricorrente un distacco, e il desiderio del ritorno. Due strumentali, una per chitarra e una per pianoforte, danno pausa alle parole: “Playa larga” e “Tema per Cinzia”.

Sorprendono due cover, anzi, una e mezza: quella intera è “Frutto acerbo” de Le Orme, mentre “E penso solo a te” è un testo scritto da Pollina, sulla musica di una canzone tedesca, “Am Ende denke ich nur an dich” degli Elements of Crime. Non sono andato a leggere l'originale, ma il racconto di Pollina è particolare, nella sua narrazione quasi buffa ed emozionata: “Al parco giochi, un bimbo grida 'Guarda mamma, salto più in alto, che più alto non si può', e lancia le gambe fra le nuvole nel cielo. Vola una scarpa e atterra su un auto bordò, che è parcheggiata al lato di una strada vuota, sul parabrezza frasi che io non dirò”.

Vista la provenienza sicula di Pollina, probabilmente c'era scritto “800A”, gioco di parole che io non tradurrò. Ma il racconto continua: “Corre la madre in preda alla disperazione, e inciampa sulla gamba di un bimbo più in là, che c'ha un gelato in mano al gusto d'amarena (...)”. A voi scoprire come finisce. Letto così forse non rende: la musica lo rende toccante. Pippo Pollina racconta storie semplici, con la volontà di far apprezzare le piccole cose, come l'ultimo film di Wim Wenders. Ed è una filosofia di vita che dà pace interiore. (Gilberto Ongaro)