MONOSCOPES  "Endcyclopedia"
   (2024 )

Paolo Mioni è un eccellente polistrumentista che ha ben rappresentato la sua presenza nei collettivi dei Jennifer Gentle e Nicotine Alley, prima di formare nel 2016 i Monoscopes, modulando ricchi stilismi dalla forte duttilità.

Infatti, non è difficile scorgere tratte di noise, pop, psychedelia, shoegaze e alt-rock nei 10 brani previsti di “Endcyclopedia”, a conferma che lo sciame elogiativo del precedente album “Painkillers and wine” non era finalizzato per niente a sprecar inchiostro, bensì ad evidenziare l’esordio di una band virtuosa ed interessante.

Connotati Beatlesiani si avvistano nella cadenzata “It’s a shame about you”, mentre certe chitarre secche ed appuntite sono lezioni ben assimilate dagli Snow Patrol; ma la personalità di Mioni & soci affiora nel finale sontuoso.

Tuttavia, i Monoscopes spillano sorprese con la sognante linea jazz di “Silly night” e l’eclettismo sperimentale di “Green bed”, basato sull’alternanza di tempi pari e dispari che non senti di frequente. Il singolo “The electric muse (I wanna know why)”, posto in cima all’opera accentua, col suo andare dinoccolato, la domanda che ogni artista sente risuonare nel proprio intimo: ovvero, quella sul perché si scrive, mossi (probabilmente )da una Musa onnipresente?

Mah, chissà… non è poi cosi fondamentale saperlo, visto che ai buoni cultori della musica basta meravigliarsi con stranezze sonore, tipo la bizzarria chitarristica di “The maker”, vogliosa di estraniarsi dal dozzinal-udire. Avviso ai naviganti: ora salgono sul panfilo della band lo special-guest Tommaso Cerasuolo (dei Perturbazione) per ondeggiare con semplicità e dolcezza in “The things that you want to hide”, e pure il vecchio socio dei Jennifer Giantle Francesco Candura, che apporta col suo basso l’eleganza che serve per elaborare il bel power-pop di “You’re gonna be mine”.

Domanda: ma i nervi scoperti ritratti in copertina cosa potranno mai rappresentare? Basterà attendere “A quite life” che, in un misto di grinta e ponderazione, rappresenta la quadra giusta per chiudere un disco poliedrico ed altisonante, con la speranza che tra un biennio questi ragazzi siano ancora qui a sorprenderci a tutto tondo. (Max Casali)