MARCO ONGARO  "La spia che ti amava"
   (2024 )

Ben ritrovati, riprendo la mia opera recensoria dopo aver fatto una stranissima scorpacciata musical-contemporanea in quel di Sanremo: che fatica, quante chiacchiere, quante canzoni interessanti, quante canzoni spazzatura. Ma tant'è, va così ogni anno…

Riprendo con un disco naif, con testi, suoni e arrangiamenti solidi e ben definiti, un disco schietto, divertente e coinvolgente. Mi sono sbizzarrito a scovare le rime più riuscite, i testi sono sorprendenti, ad esempio: ''certe estati pure un ombrellone si scoraggia'', oppure “nevrastenia e lacrime intorno alla mobilia figlia del vano limite che al tavolo si appiglia''...

Nelle undici tracce di questo nuovo disco di Marco Ongaro giri di parole così ce ne sono a bizzeffe, basta ascoltare e lasciarsi trasportare nel suo mondo. Mondo legato a suoni rock e folk, con richiami soul (''Concorsi di poesia senza poeti''), e con qualche accordo alla Santana (''Ritratto di donna scomparsa'') qua e là.

Gli arrangiamenti sono di ottimo livello, menzione al merito del gruppo che suona nell’album, Le Cifre. Bravi. Voglio sottolineare la qualità dei testi, bastano un paio di ascolti per capire che non sono di facile scrittura, pur essendo immediati, il riascolto ci apre a sfumature nascoste che il primo ascolto ci aveva celato, ascoltate due volte di fila “Una via di Fuga” e capirete.

Bene, bravo, bis! (bis… questo è il 12esimo disco di Marco...). (Marco Camozzi)