MARLO'  "Il tempo delle cose"
   (2024 )

“Ogni vita accade, ogni cosa torna, per evolvere e comprendere”. Così canta Marlò in “Ogni vita”, canzone contenuta nel suo nuovo album “Il tempo delle cose”, uscito per Musica Di Seta, etichetta di Chiara Raggi che promuove la musica d'autrice. E in questo caso, il nome dell'etichetta è quanto mai appropriato, per la musica di Marlò. Gli arrangiamenti, realizzati per Marlò da Giampiero Mariani, sono morbidi come seta, con questa chitarra acustica sempre in primo piano, e suoni atmosferici avvolgenti. Le canzoni sono ambienti metafisici ed onirici, che a volte richiamano situazioni greche classiche, o attinenti alla cultura mediterranea (non a caso, queste scelte armoniche sono evidenti in “Cento volte Penelope”).

L'album riflette sul tempo, un po' come la recente “Cronologia del futuro lontano”, di Riccardo De Stefano. Ma, se quest'ultima pone l'accento sul timore della fine, della morte, rapportato alle immanenze tipiche della generazione millennial, le riflessioni di Marlò invece si rifanno ad un tempo più ciclico, senza inizio e senza fine. E si cerca un collegamento spirituale, con le forze della natura (sia fauna che flora), alla quale apparteniamo, nonostante la nostra specificità umana: “Come quelle lontre che dormono mano nella mano, resto ancorata a te, nel sonno più profondo”, racconta in “Richiami”, mentre nella suddetta “Ogni vita”, si pensa alla sicurezza che ha un seme nel crescere nella terra: “Ogni seme trova la sua strada, giù dal fondo prova a risalire. Nonostante il peso della terra, sa che il buio è un'occasione. Questa vita non mi renderà arida, inaccessibile”.

Mentre Penelope lega e slega cento nodi, in “Cento volte Penelope”, permane la consapevolezza che nonostante noi cerchiamo e/o aspettiamo il nostro destino (cito un passaggio televisivo di Franco Battiato): ci sono forze che ci determinano. E infatti, Marlò canta: “L'universo conserva il futuro di ognuno di noi”. Al di là di ogni becera astrologia sempliciotta.

Molti titoli portano il tempo al centro del pensiero: la titletrack “Il tempo delle cose”, “Tra un milione di anni”, “La misura del tempo” e la pertinente cover di Lucio Dalla, “Domani”. Tempo e amore sono le domande e le risposte nei testi: “Se guardo avanti, i prossimi anni vorrei ricordarli così, forti gentili, ricchi felici, un banchetto che fine non ha. Come messaggi nelle bottiglie, spedisco il tempo che ho perso, magari rinasco e lo consumerò. La misura del mio tempo è l'amore che dò”.

Anche la situazione più quotidiana, all'apparenza priva di un grande significato, può nascondere un senso che si richiama il tutto: “Che strana quella sera, ho anche il raffreddore, fuori piove quasi neve. Dov'è il telecomando, è perso lì tra le lenzuola, ai piedi dei tuoi piedi, dove un tempo c'ero (…) Ti ho regalato un fuso orario, perché c'è sempre un tempo in cui tutto questo per me ha senso (…) Il tempo delle cose l'ho già perso, ostinandomi a cercare il senso, ma il segreto in fondo è rinunciare al senso, e prendere il resto, perdere e un po' perdersi”.

Marlò (proprio come Riccardo De Stefano), a differenza di molte/i artiste/i coetanei, non ha quella patologia diffusa del narcisismo. Molti partono dall'universo e dai massimi sistemi, per arrivare a sottolineare le proprie pare, il proprio microcosmo, come se la loro visione personale fosse tutto ciò che conta. Invece, Marlò (e De Stefano, quanto vi somigliate, pur nelle differenze di stile) partono da qualcosa che appartiene loro, ma per giungere all'universale, annullando il proprio ego, o meglio, mettendo la propria personalità al servizio dell'arte, non il contrario. In quest'ottica, ben si inserisce anche “Tutte le funtanelle”, ballata tradizionale abruzzese, che la cantautrice abruzzese decide di incidere, accompagnata nel canto dalla voce maschile di Setak, artista suo conterraneo.

“Il tempo delle cose” è un disco musicalmente leggero, ma che trasporta parole che possono essere balsamo, per chi si fa domande complicate e non trova risposte. (Gilberto Ongaro)