MIDAS FALL  "Cold waves divide us"
   (2024 )

Ti prende al cuore e alla gola e fa sì muovere il piedino ma con la carezza del sentimento e la puntura di aghi benefici, esalta con effetto pelledoca e commuove, come l'immensa e francamente irripetibile "In the lifetime"dei Clannad+Bono, fa venire i brividi e scalda al contempo, con un sacco di energia da vendere ma anche con ipnotiche iterazioni un po' come facevano i primi Cocteau Twins appena usciti dal bozzolo a metà anni Ottanta o i Portishead (loro sì, con qualche guizzo sperimentale in più).

Ma al palato a me è venuto anche in mente, sia pure in modo laterale e sfuggente, il retrogusto di album scomparsi ingiustamente come "The impossible thrill" degli Alpha.

Ebbene, la Scozia non mente, non è solo whisky (io preferisco i torbati di Islay ossia la regina delle Ebridi ma sono fatti miei). La Scozia è anche questo, il nuovo disco dei talentuosi Midas Fall, trio scozzese che si muove nel solco del post/progressive-rock.

Sono al loro quinto lavoro con "Cold Waves Divide Us", atmosfere dark e romantiche con tappeti di chitarre elettriche cesellati al synth (uno dei brani più riusciti è "Salt" che, tra le altre cose, potrebbe essere un brano redivivo dei mitici Sundays, che ahimè, mannaggia a loro, non battono chiodo da decenni) e il tutto si tiene grazie alle intense e ambiziose meditazioni vocali dovute alla virtuosa Elizabeth Heaton (firmataria anche dei brani e coautrice delle musiche con Rowan Burn).

Elizabeth che, però, ha capacità da vendere e avrebbe bisogno di un pizzico di coraggio in più per imporre alla band di scostarsi da sirene un po' datate come Amy Lee. Altrimenti il rischio di questa collezione di brani, pure pregevoli se presi singolarmente (soprattutto se li si ascolta in macchina a volume considerevole), rischia di essere un po' monotona. Ma è un gusto personale. Tanto che il voto è un 7 convinto.

Chissà perché ho la sensazione che dal vivo rendano più che su disco... (Lorenzo Morandotti)