VAREGO  "Denti di cane"
   (2024 )

In un mondo in continua evoluzione, beati coloro che cavalcano l’onda di tal mutamenti per progredire e migliorare, in modo di non farsi mai trovare impreparati destando, oltremodo, un fattore di sorpresa.

Di certo, non si può dire che il power-trio ligure dei Varego sia rimasto spiazzato o spaventato da questo processo. Basti pensare che, in primis, dopo 5 albums cantati in inglese, oggi scelgono l’idioma nazionale per il nuovo disco “Denti di cane”, consolidando la formazione a tre elementi e (cosa non cosi scontata) mutando il sound decisamente, verso una formula ampliata tra stoner, grunge, prog e post-metal. Il tutto, ovviamente, con l’inclinazione all’attualizzazione: e tutto questo sì, che si può chiamare cambiamento e maturità.

Dopo 15 anni di militanza, oggi i Varego posson esser fieri di ostentare un discorso personalissimo, senza troppe clonazioni sonore, e ciò lo si capisce già dall’impatto (s)travolgente dell’iniziale “Giardini di plastica”, eletto pertinentemente come singolo verace fino al midollo, virale come una “Peste Bianca” che esalta l’estrosità del combo, lasciando “Macchie” d’energia indelebile sulla pelle: una pelle perennemente d’oca, scossa da tumulti benefici e ricco pathos, pathos che “Non finirà” neanche sotto implorazione, perché la scossa ormai viaggia con fili appiccicati sulla nostra cute indifesa.

I ragazzi scalano, sì, una marcia nella titletrack, ma chi se ne accorge? La pacca, seppur più mite, non manca, e il bipolarismo di chitarra cheta/irosa ti lascia il segno, a prescindere.

Spruzzate d’acido bastardo vengono irrorate nell’asse metal-punk di “Vans deluxe”, mentre occorre prestare occhio al conclusivo titolo-tranello “Sono stanco”: non è certo una dichiarazione di resa da parte del singer-bass-leader Davide Marcenaro poiché, sia la botta di Simon Lepore che quella della guitar di Alberto Pozzo non hanno alcuna intenzione di smorzare i toni fino all’ultimo grammo di energia, finalizzati a decorare un’opera micidiale, formidabile, con un’esorcismo sonoro mirato a combattere un quotidiano complicato, dolente, che riporti l’umanità a respirare con polmoni puliti e senza affanni.

Una chimera? Mai dire mai… (Max Casali)