NAOM  "Radici"
   (2024 )

Molto interessante la produzione di questo "Radici" da parte del duo di percussionisti NAOM, dalle iniziali dei loro nomi Nazareno Caputo ed Omar Cecchi.

Da una parte l'utilizzo del vibrafono (strumento a me molto caro) e della marimba (molto efficaci le formule ritmiche nel brano "Preghiera"); dall'altra suoni e sfumature varie che escono da percussioni intonate con caratteristiche occidentali ed orientali (India, Bali).

Cosa emblematica è poi l'utilizzo dell'archetto sulle barre del vibrafono e la pronuncia di frasi in Konnakkol, arte vocale tradizionale tipica della musica dell'India del sud. Stiamo parlando di un contesto sonoro ascrivibile alla sperimentazione ambient, dove i brani presentano un fluire di suoni e timbri non riconducibili a melodie o armonie date ma piuttosto ad un confronto/riflessione del sé con la realtà circostante, determinando il discendere alle radici, appunto, della coscienza.

Per realizzare questo sicuramente, oltre a richiami jazz, a stilemi orientali ed a venature alla Stockhausen, è evidente l'ispirazione dei nostri due solisti. Molto marcate le dinamiche con tensioni create e poi risolte, repentini cambi di timbro, pause ed interruzioni.

Resta, questa, un'opera di nicchia ma non ostica. In particolare ritengo il brano "Grovigli", quinto dei sette presenti sul disco, una vera chicca ed un punto di riferimento nel genere proposto, con quegli accordi in successione sul vibrafono e quel caos percussivo apparente come tappeto sonoro d'appoggio.

Per me, che suono pure il vibrafono ma con un mood più orientato alla melodia, a volte rincresce sentire lo strumento essere trattato in quel modo... ma non è questo il caso comunque... Voto 7 e 1/2. (Roberto Celi)