ESSERESCORIA  "Esondazioni"
   (2024 )

Uscito per Overdub Recordings, “Esondazioni” è il disco d'esordio di Esserescoria, alias Riccardo Tomassetti. Un cantautore armato di chitarra acustica, e accompagnato da suoni synth e ritmi quasi sempre rapidi. C'è molta agitazione, nelle sue canzoni. Centrali sono i testi, dove si nota un'emergenza comunicativa e un certo allarmismo, oltre che un approccio antagonista e spigoloso, tipico da oppositore. Con questo termine mi riferisco all'oppositore per antonomasia, infatti la terza canzone si chiama “Lucifero in Love”, e inizia così: “Rivendica cinico quel che sei. Archetipo dell'eretico”. Il ribelle Esserescoria scrive a flusso di coscienza, infatti ogni tanto le canzoni hanno un ritornello, ma prevale l'apparenza di cascata, di pensieri che tracimano. Per l'appunto, “Esondazioni”.

L'album inizia “leggero”, nel senso che “Io ratto tu serpente” dà sfogo a un'agitazione di tipo erotico: “Che cosa accendi dentro me di sporco e irresistibile, sogno estatico che mi uccide dentro. (…) Non devi aver pietà, con me tu puoi giocar, mettimi a testa in giù, sono pienamente tuo, sfregiato e consenziente (…) e quando ho sete mi darai da bere le tue acque nere”. Non so quanto resti consenziente, questo rapporto, perché a un certo punto: “Un giorno l'accoltellerò (…) non sarò mai più schiavo di lei, mai”.

Dicevo, questa è la canzone più leggera, assieme a “Vendi i tuoi gioielli e vai”, dove la ribellione va contro le radici, viste come catene: “Spezza la famiglia e vai, sfilati quei chiodi e dalla croce vieni giù, non aspettare più”. Ma poi si inizia a fare sul serio.

“Non sei un carnefice” è una canzone allo specchio, dove il nostro cerca di convincersi di non essere così cattivo: “Tu sai quel che non sei, non sei un suo complice, no non sei un suo complice. Ricordalo bene, non sei un carnefice”. Ma questo non basta a tranquillizzarsi, e così si arriva a “Sposare l'insonnia”: “Non trova pace il cuore, scalpita, la mente non sa frenare (…) Troppi pensieri si accavallano, si prendono a spallate”. Fino a desiderare, per rubare un termine coniato da Tolkien, una eucatastrofe, cioè un evento terribile però dal valore positivo, che ripulisca la storia dai suoi orrori. “L'implosione” auspica a quest'evento: “Adesso non possiamo più dare per scontato, che l'eco dei nostri delitti ci sia risparmiato. Per questo voglio credere che questa implosione possa insegnarci una lezione”.

“Vecchie polaroid” è la descrizione di un falò, che brucia vecchie foto, come una catarsi necessaria per liberarsi dal passato. Qui e in “Specchi oscuri” compaiono gli avvoltoi, allegoria cara a Esserescoria, per alludere ad aguzzini punitori. Ancora una volta, il cantautore spera che “Giustizia sarà”, nonostante il popolino medio voglia chiudere gli occhi: “Sono cazzate di sinistra e la signora non ci sta (…) signora, ferma il tuo blabla”.

La doppietta “Persecutori di manie” e “Sensazionalismo” bersaglia con sarcasmo i cercatori di complotti, e di notizie pruriginose: “Lo scontro lo vuoi, ti serve un pretesto per sentirti oppresso, per sentirti in guerra contro infide entità, che combatti dal tuo divano. Sei più furbo della Cia (…) vi servon segreti per colmare i vuoti. Perché in fondo siete miseri, e quindi mendicate misteri per dimenticarvi voi e i vostri errori che vi tormentano nei sogni”. E ancora tuona: “E invece è sempre solo sensazionalismo, che cambia la realtà, la gonfia e gira, fino a che non genera qualche nuovo mostro (…) e se non ci anneghi, nuota controcorrente, serve più che farsi sospingere dall'apatia”.

Ravvedo una contraddizione col brano di chiusura, “La comodità del male”. Se i due precedenti pezzi prendono in giro chi cerca misteriose cospirazioni, Esserescoria qui denuncia, con un'immagine horror, un “lucido affarista” che sta sopra di noi: “Sta piovendo vomito su di noi, del magnate in orbita dal suo shuttle, guarda il mondo da un oblò com'è piccolo, da lì si vedono tutti i formicai dove stiamo noi (...) Se non vedi la follia, ne sei impregnato tutto. Non la vedi la follia, siam tutti in apnea, per quel venerdì nero”. Eh già, il Black Friday è una delle tante manifestazioni di amore verso la schiavitù del capitalismo. Scannarsi per dei finti saldi, per prodotti che durante l'anno stranamente non ci interessano. Ma non è anche questa una visione da mastro burattinaio?

Forse, Esserescoria vuole affrancarsi da facili storie alternative “terrapiattiste”, che alla fine sono distrazioni spinte da quei pochi uomini che possiedono quasi tutte le ricchezze del mondo (non a caso, aggiungo io, certi noti super ricchi finanziano le minchiate razziste, Qanoniste, 4chaniste e via dicendo, chissà perché). Però la decostruzione di queste farse, serve per mettere più a fuoco il vero male del mondo: quello che risiede in ognuno di noi. Infatti, l'album chiude accusando l'ascoltatore, e ammonendolo di non dimenticare più la sua parte di colpa.

Non so quanto efficace sia questo approccio: di solito, fa arroccare i conservatori ancor di più nelle loro posizioni in malafede. Ma effettivamente, viene da essere pessimisti, pensando che quel tipo di persone capiranno sempre quel che fa comodo loro, anche se quel comodo in realtà li fa affogare. E allora, tanto vale sfogare la rabbia in queste canzoni. Musicalmente però, è un bel connubio di chitarra acustica, arricchita da sintetizzatori divertenti, e da progressioni musicali non scontate. (Gilberto Ongaro)