STEFAN GOLDMANN  "Expanse"
   (2024 )

Santi numi, quel cubo della copertina, fatto così, lo disegnava mio papà sul bloc notes, quando doveva stare alla cornetta per tanto tempo, e altrettanto per imitazione ho iniziato a farlo io, se la telefonata si dilungava. Ancora adesso è bello fissarlo, e cambiare la percezione a piacimento: la faccia davanti prima è quella in basso a sinistra, poi in alto a destra e così via.

E se queste immagini impossibili si potessero esplorare? Entrare in uno dei poliedri di Escher, trovarsi a scivolare nelle geometrie non euclidee, e magari cacciare un urlo, per sentire come si riverbera, in questo spazio inedito? Certo è uno dei sogni di quelli che, come me, sono cresciuti vedendo gli sviluppi delle prime CGI in televisione, usati per realizzare pavimenti infiniti, griglie verdi nel cosmo, sfere, piramidi e altre forme tridimensionali dai colori sgargianti, come simboli dei canali.

Sto prendendo tempo, perché non so cosa scrivere, dal punto di vista tecnico. “Expanse” è un quintuplo disco di Stefan Goldmann, uscito per Edition Kymata. 5 cd, contenenti ciascuno una traccia di un'ora. Ore d'aria, letteralmente. Goldmann è un compositore elettronico tedesco-bulgaro che già aveva realizzato un disco basandosi sui riverberi: “Call and response” del 2022. Adesso, sfida le nostre orecchie con questi cinque ascolti, dove i riverberi creano cinque situazioni di “aria” fluida ma permanente, in un senso di immobilità totale.

Però, quest'immobilità sembra il rumore di fondo della notte, quando si sta fuori città e c'è silenzio, e lontanissimo ad un tratto sentiamo lo scorrere di un fiume, oppure del traffico. Ecco, così nei riverberi, una volta abituati, iniziamo a percepire ogni microscopico cambiamento di frequenza. Al cambiare della traccia, il nuovo fondale fa notare chiaramente la differenza col precedente. Ma restando immersi in un solo ambiente, dopo un po' si fa “rumore sordo”, che c'è ma non si nota, o meglio, si espande, emergendo come un insieme di piccolissimi rumori.

L'ultima delle cinque ore è la più forte di volume. Può sembrare una tempesta (ma non arriva mai il tuono), o l'aria dei finestrini aperti di una macchina che viaggia a 130 km/h, in galleria. Puoi sentirti fermo, così come puoi sentirti in corsa, facendo d'improvviso quegli scatti che si fanno a letto, quando sembra di cadere nel vuoto.

Ho disegnato di nuovo un cubo, come quello della copertina. Adesso mi tuffo nel bloc notes, e viaggio tra i quadretti da 5 mm. Se tra cinque ore non torno, chiamatemi al mio telefono della SIP! (Gilberto Ongaro)