THE SHAKIN' APES  "Animal farm"
   (2024 )

Prendi un uomo, acconciagli i capelli in stile Pompadour, poi prendi una donna e falle i boccoli Victory Rolls. Fatto? Vesti l'uomo con chiodo e jeans, e la donna con un vestito a pois. Fatto? Metti i due in un vecchio saloon, con le porte a ventola, immobili in posa stile John Travolta e Uma Thurman su Pulp Fiction. Fatto? Ora, metti sul palco gli Shakin' Apes e falli iniziare a suonare. Fatto? Ecco il vostro Art Attack rockabilly! I due tipi inizieranno a ballare automaticamente.

“Animal Farm” è un album di sei canzoni degli Shakin' Apes, che non ha nulla a che vedere con la Fattoria degli Animali di George Orwell. O meglio, gli animali ci sono, ma non si tratta di maiali che fanno una rivoluzione bolscevica, per poi diventare tiranni. Sono animali antropomorfi, che diventano avventori di un bar, incarnando le anime tipiche che si possono incontrare lì dentro.

La band ha una mascotte nel logo, Marty, che porta la suddetta capigliatura maschile, chiodo e jeans, e lo osserviamo sorseggiare malinconico, nella copertina del disco. I sei pezzi giocano tra rock'n'roll, rockabilly, blues e country, descrivendo questi tipi umani riconoscibili: “The wolf” è letteralmente l'allupato, mentre “The drunk rooster” è una rapida corsa con ritornello corale, dedicata ad un gallo ubriaco e sciupafemmine. “Run, Jack run” parla di un coniglio spaventato dalla vita, mentre “The way you move” racconta di una donna-gatta, che si muove in maniera seducente, suscitando nella canzone quei fischi, oggi... politicamente scorretti. Come si può immaginare, i passi della gatta-Jessica Rabbit sono scanditi dal walking del contrabbasso.

In “Easy to tell”, da notare che il cantante caccia un acuto à la Ian Paice, e in “Never lookin' back” un assolo di chitarra infiamma la canzone, in pieno stile anni '50. The Shakin' Apes sono una band divertente, adatta alle occasioni di festa, specie nelle hamburgerie, o nei party a tema con la cravatta in testa (ma perché lo facevano?), per uno stile che sembra non invecchiare mai. (Gilberto Ongaro)