HARA ALONSO "Touch me not"
(2025 )
“I Have The Touch”, cantava Peter Gabriel nel 1982. Ho il tatto. E ho voglia di connessioni, di sensazioni tattili. Questo è anche il punto di partenza di “Touch me not”, album di Hara Alonso, anche se il rapporto è invertito: invece di voler toccare qualcosa, il corpo vuole percepire il resto dell'universo. D'altronde, molte filosofie nate anche in posti tra loro distanti arrivano a conclusioni simili: non siamo un corpo estraneo all'universo, ne facciamo parte. Per cui non è un desiderio così peregrino, volerlo provare in maniera tangibile.
Ispirandosi alle idee del teologo svedese Emanuel Swedenborg (1688-1772) e alle allucinazioni sinestetiche di Baudelaire, la pianista Hara Alonso realizza un panorama sonoro che unisce pianoforte preparato, suoni sintetici (del mitico Juno 6) e field recordings che circondano l'ascoltatore, accompagnata dal contrabbassista Vilhelm Bromander che già qui abbiamo incontrato varie volte. La sua vocazione ben si sposa con quella di Hara Alonso (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=7231, https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=9297, https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=11566). Ci sono anche il percussionista Ryan Packard e la cantante Ellen Söderhult.
I titoli sono esplicativi delle intenzioni dei brani: “Meandering” (tortuoso), “Millions of Other Suns”, “Covered In Noise”, “Veins (Veils)”, “Breaths, Pulsations, Murmurs”, “Tracing That Sound That Once She Thought Was Nice”. È un'esperienza sonora avvolgente e a tratti sembra davvero di poter toccare con mano i suoni, sia quelli eterei e vaporosi che quelli più percussivi ed elettronici. L'ultimo brano indugia su un unico suono solitario, che a lungo andare assume la consistenza di una goccia d'acqua bioluminescente.
Non so cos'ho scritto ma ascoltate e capirete. Ascoltate Hara Alonso e provate anche voi a toccare i suoni, e scoprite che effetto vi fa! (Gilberto Ongaro)