GIOVANNI BELLUCCI "Ferruccio Busoni - Works for piano and orchestra"
(2025 )
Il pianismo di Busoni è caratterizzato da una tecnica d’ispirazione trascendentale lisztiana: egli combinava la tradizione con una forte vocazione all’innovazione, cercando un nuovo classicismo musicale che rispettasse il passato ma esplorasse nuove possibilità tonali e tecniche.
Forse per questo gli interpreti di Busoni devono avere una forte personalità artistica, combinata con un’estrema destrezza tecnica. La sua concezione di trascrizione e interpretazione pianistica era profondamente legata a un’idea dell’arte come continua trasformazione e reinterpretazione di idee astratte.
Bellucci sceglie la busoniana trascrizione de la “Rapsodia Spagnola" di Liszt, nella quale Busoni arricchisce e amplia la composizione originale di Liszt, mantenendo il carattere brillante e virtuosistico dell’opera, ma con un’apertura più orchestrale e un trattamento più elaborato del pianoforte, che mette in evidenza ulteriormente le capacità espressive e tecniche dello strumento.
Bellucci, dal canto suo, mette in evidenza sia la brillantezza tecnica che la profondità espressiva della composizione, ponendo in risalto sia la parte compositiva che le peculiarità dello strumento.
Né le Indianische Fantasie" op. 44, che si distingue per l’uso di melodie pentatoniche e ritmi ispirati alla musica nativa americana, unito al linguaggio armonico e formale tipico di Busoni, fondente elementi romantici e moderni, il pianista interpreta con energia, chiarezza formale e una naturale eleganza virtuosistica, evitando ogni esibizionismo tecnico fine a sé stesso.
Il concertino di Busoni è una delle opere concertistiche più rappresentative del compositore, caratterizzata da una struttura formale complessa e da una scrittura pianistica virtuosistica e ricca di contrappunto, articolato in più sezioni, con una prevalenza di elementi che riflettono la visione di Busoni verso una musica universale, con una particolare luce e ottimismo armonico, spesso centrata sulla tonalità di do maggiore.
Questo pezzo richiede una profonda dimestichezza con lo stile busoniano e con il repertorio lisztiano, elemento che favorisce un’interpretazione autentica e piena di sfumature. Recentemente, l’interpretazione di Giovanni Bellucci ha contribuito a riscoprire e valorizzare questa composizione, sottolineandone la brillantezza tecnica e la ricchezza espressiva. (Elisabetta Amistà)