STRANGE PILGRIM "Too bright planet"
(2025 )
Le difficoltà dei giorni odierni portano gruppi e solisti a sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica, mettendo in rilievo l’incertezza sociale e politica che alimenta venti di guerra.
Strange Pilgrim è il moniker adottato per l'album di debutto dal cantautore, compositore e polistrumentista Josh Barnhart, il quale confeziona un’opera fil-onirica di 10 brani, tra dream-psycho-pop e rock bucolico, sulla scia di Future Games e focolai di Brian Eno.
La coppia d’apertura è quella formata dai due singoli estratti “Late light” e “Throught the branches”: nel primo, sfavillano umori estranianti, e nel secondo un’aere meno statica. Inoltre, se in “Restless mind” e “Some quiet dream” vige una scrittura più orecchiabile, “Next to me” riprende l’effluvio cheto e rilassante, mentre “Back to the heart” si concede piccole divagazioni assemblative.
Invece, “One day” elargisce il sogno più intrigante, con tanto di spruzzate ipnotiche, e la titletrack mostra una gran voglia di emigrare in un dream-country delicato e sensibile, lasciando a “In the rain” il compito di chiudere la tracklist con riflessioni acustiche di ottima fattura.
L’aspetto interessante di “Too bright planet” è quello di aver trattato la malinconia dell’angoscia esistenziale non con espressione pedante e retorica, ma con quella premura incoraggiante che, sebbene non possa far miracoli, almeno attraverso John dice compiutamente la sua, per ribadire il concetto di non alzare mai bandiera bianca, provando a far librare tutti con convincenti ali di speranza. (Max Casali)