CRISTIANO COSA "Cosa sono io"
(2025 )
Il 12 settembre 2025 è uscito “Cosa sono io”, l’album d’esordio di Cristiano Cosa, con la collaborazione della casa discografica italo-americana LuckyHorn Entertainment guidata da Davide
Ippolito e Simone D’Andria.
La produzione artistica è stata curata da Francesco Gaudio, mentre le chitarre e il lapsteel di Roberto Angelini hanno contribuito in modo decisivo alla definizione dell’identità del disco.
Nato a Taranto nel 1995, Cristiano Cosa si è fatto notare come talento promettente fin dall’età di 13 anni, quando seguendo la scia tracciata da suo padre – il musicista Franco Cosa – ha iniziato a cantare accompagnandosi con il pianoforte in diverse trasmissioni televisive dei più importanti canali italiani.
La sua attività artistica si è poi svolta tra l’Italia e gli Stati Uniti, in numerosi festival, concerti e showcase, firmando tra l’altro nel 2023 il brano “L’ultima sera”, facente parte della colonna sonora del docufilm “New York solo andata” di Davide Ippolito, prodotto da LuckyHorn Entertainment e
presentato dal vivo all’Istituto Italiano di Cultura di New York.
“Cosa sono io” è un importante traguardo nella carriera artistica di Cristiano e il titolo dell’opera è senza dubbio un gioco di parole intorno al cognome del cantautore: un modo quasi umoristico di presentarsi al pubblico e al contempo una domanda esistenziale… “una domanda senza punto interrogativo”, come l’autore stesso la definisce.
Sembra un po’ insolito l’uso del pronome interrogativo “cosa” (anziché del “chi”) nella domanda esistenziale alla quale il titolo allude, ed è poco chiaro se tale scelta sia un sottile riferimento alla reificazione delle persone nella società moderna oppure una semplice licenza poetica per rendere
possibile il gioco di parole.
In ogni caso, il concept album non rappresenta soltanto una ricerca di sé stesso, ma anche un tentativo di superarsi e di andare oltre la caducità della vita umana. L’autore cerca di accedere a un “altrove” che contrasti il passare del tempo e l’avvicinarsi del momento della propria morte, ma sembra che ci riesca poco, in quanto intrappolato nei condizionamenti del denaro, della concorrenza e della poca volontà di cambiare.
Lo afferma con onestà e modestia proprio lui, in una strofa della canzone “La vita cos’è”: “Mi piacerebbe risvegliarmi altrove,/ Dove non conta la reputazione,/ E l’obiettivo non è fare soldi,/ Ma è preoccuparsi di fare più sogni./ Mi piacerebbe, ma poi lascio stare…”.
Dal punto di vista strettamente musicale, l’album “Cosa sono io” raccoglie insieme diversi elementi originali: le introduzioni pianistiche in stile romantico ottocentesco create ed eseguite da Cristiano, gli interventi degli strumenti a fiato (soprattutto in “La vita cos’è”), i passaggi orchestrali che
colorano canzoni come “Girandola”, l’impiego emotivo della voce e il potere evocativo degli arrangiamenti elettronici nei brani drammatici come “Per non morire”, “Cieli di carta” o “Final
Broadcast”…
Tuttavia, ai primi ascolti le caratteristiche musicali e l’atmosfera generale dei brani risultano piuttosto allineate alle tendenze in voga, come se l’unicità creativa dell’autore facesse fatica a manifestarsi pienamente, forse per via di fattori indipendenti da sé stesso.
La ricerca della propria identità umana e artistica si evince chiaramente non solo dal titolo dell’album, ma anche dai testi poetici delle canzoni “Vivere per me”, “Come mi viene”, “La vita
cos’è” e “Per non morire” (con il suo preludio pianistico suggestivamente intitolato “EXISTO”).
In “Vivere per me”, il protagonista si lamenta del troppo tempo che deve trascorrere lavorando e della difficoltà di dedicarsi di più a sé stesso e ai suoi cari. Cerca dunque di fermarsi un po’ e di ascoltare il mare, che gli serve per allontanarsi dalla quotidianità e per tornare “a vivere di te e a vivere per me”. Probabilmente il “di te” si riferisce alle persone care che l’autore spera possano ridare senso e sostanza alla sua esistenza.
“Come mi viene” è una canzone che richiama la spensieratezza e – come spiegato dall’autore – il “godere il momento”. Il testo del brano rispecchia i principali problemi delle giovani generazioni
(“Mi sento frustrato, abbattuto, spaesato,/ Quando penso al futuro resto disarmato”; “Tutto viaggia veloce, corre troppo veloce,/ Non ci sono più pause”) e anche le loro “soluzioni” centrate sulla continua ricerca di stimoli, sulla mancanza di riflessione e di progettualità e sull’abbattimento di tutti i limiti che il desiderio individuale possa incontrare.
Non molto diversa dall’idea di “Come mi viene” è quella che si può ricavare dal testo del brano intitolato “La voglia”. Qui, oltre al protagonista maschile – la cui immagine rimane, comunque, al centro – è presente anche l’allusione a una figura femminile.
In una delle interviste rilasciate all’uscita del singolo “La voglia”, Cristiano ha svelato il fatto che il testo della canzone ha origine in un messaggio ricevuto da una donna che l’autore frequentava all’epoca: “C’è possibilità che tramonti la voglia?”. Sempre dal cantautore veniamo a sapere che si
tratta di “una donna adulta che conserva in sé un’anima eternamente giovane, al punto che guardarla negli occhi è un po’ come specchiarsi dentro sé stessi”.
La canzone è praticamente una risposta poetica alla domanda della donna, una risposta in un certo senso ottimista, che si conclude con “Non è così facile che tramonti la voglia”. Inoltre, tra le righe del testo si può intuire anche la precarietà che nel mondo odierno caratterizza molti rapporti di
coppia: convivenze sempre in balia al desiderio passeggero – che, una volta “tramontato”, dà luogo a delle separazioni ormai considerate normali – e prive di un progetto di vita condiviso.
Più rassicurante e più altruista sembra invece il messaggio presente nel testo del brano “Nuda (Quando la sera)”. Anche qui l’autore-protagonista si rivolge a una donna: “una donna in conflitto con sé stessa” – come viene indicata nella presentazione del disco – verso la quale “l’io narrante
assume un ruolo comprensivo e protettivo, cercando di offrirle vicinanza e sostegno, quasi a volerla accogliere e rassicurare di fronte al peso delle sue paure”.
Riguardo al finale della canzone, l’autore afferma che “resta volutamente aperto e soggettivo, lasciando spazio a interpretazioni diverse: può suggerire speranza, rassegnazione o persino un barlume di pace ritrovata, a seconda di chi ascolta e di ciò che decide di vedere oltre le ultime note”.
L’impostazione musicale del finale (quindi ciò che probabilmente s’intende per “le ultime note”) non sembra molto diversa dal resto della canzone, però nel testo poetico una novità c’è: l’uomo narrante, dopo aver rassicurato la donna della sua presenza protettiva, conclude il brano dicendo “Quando stasera non ci sei”… Ci piace credere che la protagonista – dopo essere stata rincuorata dalla canzone – stia molto meglio, tanto da poter andarsene poiché non ha più bisogno d’aiuto.
Un tentativo di superamento degli impulsi egoistici e di apertura affettiva verso le persone che soffrono si nota anche nel testo del brano “Cieli di carta”. È un testo di attualità, che parla della guerra. Forse la metafora “di carta” si riferisce al fatto che il cielo sia coperto e non più libero e
sereno come nei tempi di pace.
Nel comunicato stampa, “Cieli di carta” viene spiegato, tra l’altro, così: “Al centro della canzone c’è la contrapposizione tra lo sguardo limpido e doloroso di un bambino che racconta la cruda e amara realtà delle zone di guerra e quello dell’uomo che, pur vivendo una vita agiata, si scopre incapace di reagire davvero di fronte a tanta devastazione e crudeltà”. Un senso di impotenza, dunque, che il cantautore cerca di esprimere attraverso la canzone, con l’intento di incontrare la
solidarietà degli ascoltatori.
La descrizione del brano fa riferimento anche al carattere drammatico dell’arrangiamento strumentale: “A rafforzare il clima di inquietudine e riflessione contribuisce una ricerca elettronica attenta, con interventi di sound design che ampliano il concetto e ne restituiscono tutte le sfumature più cupe e suggestive”. Infatti, le allusioni sonore fanno sentire un certo stato di ansia e di emergenza.
La paura dell’invecchiamento e della morte si evince chiaramente dai testi dei brani “Girandola”, “Per non morire” e “Final broadcast”. In “Girandola”, l’autore è alla ricerca di un “altrove” (dunque di un mondo ideale, forse spirituale) che possa in qualche modo rendere irrilevante lo scorrere del
tempo. Anche in “Per non morire” si cerca di “uccidere il vecchio me”, il che – volutamente o no – ricorda “l’uomo vecchio” a cui San Paolo fa riferimento nella Lettera rivolta ai cristiani di Corinto.
Interessante il video che accompagna “Per non morire” e la sua extended version che include “EXISTO”… Verso la fine del video, Cristiano – inizialmente vestito e con il viso sporco –
all’improvviso si presenta a busto nudo e con sulla pelle delle tracce di una sostanza simile al liquido amniotico (la stessa immagine che vediamo nell’artwork della copertina del disco, curato da Nicoletta Micheli).
Nel comunicato stampa viene spiegato che tale immagine rappresenta “la dimensione di rinascita che attraversa l’intero album”. Probabilmente la difficoltà di avvicinarsi a una fede (che possa offrire la certezza dell’immortalità dell’anima) e la tendenza, oggi sempre più diffusa, a non voler avere dei figli (che possano continuare in modo naturale le vite dei genitori) fanno sì che l’immaginazione arrivi a produrre dei simboli originali ma anche bizzarri per certi versi, come quello di un uomo adulto nelle sembianze di un neonato.
Il testo di “Final broadcast” è una riflessione sul tema di un’eventuale fine del mondo e ci fa ricordare senza grandi sforzi di memoria l’idea presente in “The Final Countdown” degli Europe oppure in “It’s the End of the World as We Know It” degli R.E.M. con la sua versione “A che ora è la fine del mondo?” dell’autoctono Ligabue.
Ma – a differenza dei tre famosi brani, che grosso modo mantengono un certo carattere pacato e razionale – “Final broadcast” traduce in musica un forte senso d’inquietudine, capace di trasmettere all’ascoltatore la stessa emozione che il cantautore prova.
“Il messaggio si amplifica grazie a un’audace sezione ritmica che sostiene l’urgenza del tema, mentre fiati e cori contribuiscono a creare un pathos crescente, rendendo ancora più epica e carica di tensione emotiva l’atmosfera di un contdown verso la fine”, viene spiegato nel comunicato stampa. A quanto scritto, aggiungiamo anche l’espressività della voce di Cristiano, che sembra veramente preoccupato.
In alcuni punti del disco si notano delle espressioni/idee che potrebbero risultare un po’ troppo colloquiali, facendo in qualche modo diminuire l’incanto poetico: per esempio, la frase “lo stronzo sono io” presente in “Vivere per me”, la dichiarazione “Gli sbalzi di umore che hai/ Sai, ti rendono
più affascinante” rivolta alla protagonista di “Nuda (Quando la sera)” o la pronuncia “arioplani” in “Cieli di carta”… Ma non è escluso che si tratti di una scelta consapevole, volta a conferire più oralità e più spontaneità al prodotto artistico.
Un album, questo, ricco di spunti di riflessione, che nel pubblico può suscitare simpatie, antipatie o entrambe. E voi…? Da quale parte state? Lo potrete decidere soltanto conoscendo da vicino “Cosa sono io”. Buon ascolto! (Magda Vasilescu)