KEIJI HAINO & REINHOLD FRIEDL  "Truly, slightly, overflowing, whereabout of good will"
   (2025 )

Iiiiiiiiiih, uuuuuuuuuuuh, aaaaaaaaah, hhhhhhhhhhchch, weyyyyyyy, ffffffff, quack, ptuuhh... Non sono impazzito, sto riportando i “testi” di uno di questi brani.

Forse basta scrivere il nome Keiji Haino, e tutto si fa più chiaro. Lo storico polistrumentista sperimentale giapponese, da almeno quarant'anni attivo nella ricerca dell'estremo, approfondisce in questa sede la propria voce in tutti i recessi più reconditi: grugniti, urla, sputi, colpi di glottide, sospiri...

La voce è utilizzata letteralmente per fare “versi”, nel senso più animalesco del termine, andando a richiamare il lato più istintivo dell'essere umano, senza freni.

Accanto a lui c'è un altro sperimentatore radicale: il tedesco Reinhold Friedl, al pianoforte. Fa strano pensare che in questo disco, chiamato “Truly, Slightly, Overflowing, Whereabout Of Good Will” ed uscito per Zeitkratzer Productions, ci siano solo voce e pianoforte. Questo è possibile, perché il pianoforte di Friedl è riccamente preparato.

Friedl spesso e volentieri sfrigola direttamente le corde dello strumento, ottenendo sferragliamenti striduli che contribuiscono a creare un clima malsano attorno alla voce di Haino.

La performance del duo si divide in tre brani, della durata rispettivamente di 13'22”, 18'12” e 23'49”. La prima ha un titolo significativo: “Strange fruits”.

Il titolo evoca “Strange Fruit”, fondamentale brano cantato da Nina Simone, il cui macabro testo ricorda i corpi afroamericani impiccati agli alberi, che pendono appunto come “strani frutti”. L'interpretazione da parte di Keiji Haino è talmente dilatata che si perde l'intelligibilità delle parole, restando pura espressività dolorosa.

“Wild harvest” è selvaggia di nome e di fatto, tra gorgheggi, sibili, acuti estremi e suoni del pianoforte che sono lame e forbici. Ma la performance è magnetica: razionalmente mi verrebbe da mandare avanti la traccia per la stanchezza, ma non ci riesco. È come assistere a una rappresentazione di teatro astratto: stai lì aspettando di capire cosa succederà dopo, lasciandoti annientare.

Sto scrivendo queste righe seduto in una pasticceria, e mi domando che reazione avrebbero gli altri clienti, se staccassi le cuffie per far sentire a tutti questi brani. Probabilmente mi caccerebbero via. Ma ora al tavolino accanto è seduto un neonato. Forse lui non piangerebbe, ma inizierebbe a rispondere a “True, Slightly Fly”. All'inizio, la voce resta quasi sempre sullo sfondo, indagando e scavando sui suoni più gravi possibili che Haino sia in grado di raggiungere; credo che il bimbo proverebbe a scavare altrettanto la propria voce.

Dicono che quando ripetono una sillaba ossessivamente, i pargoli stiano facendo “le prove”: ascoltano che suono esce e cercano di impararlo, di dargli un significato, di modificarlo. Ecco, credo che la ricerca dell'adulto Haino sia affine: in fondo, da piccoli siamo tutti artisti sperimentali, facciamo cose per scoprire risultati inattesi.

Sia Keiji Haino che Reinhold Friedl lavorano a un livello pre-concettuale, pre-logico, e il loro incontro non poteva che essere rumorosamente fruttuoso. Bisogna mettere da parte l'educazione musicale, armonica e ritmica, per addentrarsi in quest'ambiente anarchico e surreale. (Gilberto Ongaro)