TIMOTHY CAVICCHINI  "Servirebbe un miracolo"
   (2025 )

La copertina del disco è immediata e d’impatto: la canna di un revolver in primo piano attira subito l’attenzione. Non è un’immagine violenta fine a sé stessa, ma una metafora di tensione e urgenza, perfetta per un album che parla di resistenza e rinascita.

Il bianco sullo sfondo rende tutto più pulito e fa risaltare ancora di più il contrasto con l’arma. Una scelta grafica essenziale ma potente, che incuriosisce e prepara all’intensità del disco.

Così si presenta Timothy Cavicchini. Uno di quei talenti italiani che, per qualità vocali e personalità artistica, avrebbero meritato ben più spazio nel panorama mainstream. Eppure, senza clamori e senza abbassare la testa, si è costruito una carriera solida e autentica, arrivando nel 2025 a pubblicare un nuovo album che profuma di maturità e libertà creativa: ''Servirebbe un Miracolo'', prodotto da due nomi di peso come Niccolò Fragile e Davide Tagliapietra, frutto di sette anni di lavoro, esperienze e riflessioni messe in musica.

Il cuore pulsante del disco è “Riflettori”, manifesto autobiografico già presentato nel videoclip diretto da Sergio Aguero. Cavicchini racconta senza filtri le ombre del mestiere: i manager senza scrupoli e il terreno che cede sotto i piedi quando si è giovani e fragili. Lo dedica a chi ha imparato a camminare nel buio senza arrendersi, evidenziando una vena polemica che getta luce sul trend del momento che premia il personaggio, lasciando indietro chi non rientra nelle logiche di tendenza.

L’album abbraccia con decisione un rock dalle venature hard anni ’90, con un’estetica che richiama le produzioni dei Litfiba e i Timoria. Timothy sfodera un’estensione vocale davvero fuori categoria: potente ma mai ingombrante, capace di emergere al centro del mix senza appesantirlo. Il timbro naturalmente graffiato gli conferisce carattere, mentre nelle interpretazioni più intime, la sua voce si carica di un pathos quasi teatrale è capace di trasformare ogni brano in un’esperienza emotiva.

Le tracce scorrono tra melodie immediate e testi che affrontano temi diversi: dall’ambiente, con l’incisiva “MayDay”, al brano più radiofonico “Due Come Noi”, dall’impatto immediato, a “Io Preferisco Mentire”, dove emerge un’aggressività controllata che richiama i lavori più recenti dei Clandestino.

Il disco propone anche due omaggi raffinati agli anni ’90. La prima cover è una versione energica di “Vivo” degli Anhima, arricchita dalla partecipazione del frontman Daniele Tarchiani e riconnessa all’edizione speciale ''Toccato dal Fuoco Redux''. La seconda è una magistrale “Senza Far Rumore” dei Timoria, registrata dal vivo al Castello di Brescia: un’interpretazione naturale, rispettosa, attraversata da un’intensità capace di onorare uno dei brani più significativi dell’era ''Speedball''.

Tra le nuove composizioni brillano l’aspra “Guido”, dalle liriche dure e dirette, e la splendida “Stabile”, una ballad arpeggiata che decolla in un ritornello da brividi, tra i più ispirati dell’intero lavoro.

In un panorama nazionale spesso dominato da nomi ricorrenti e proposte omologate, “Servirebbe un Miracolo” è una boccata d’aria: un disco sincero, suonato e cantato con passione, che conferma Cavicchini come una delle voci rock-indie più autentiche della scena italiana. Perché i miracoli, lo ricorda lui stesso, non nascono dal nulla: si costruiscono giorno dopo giorno. Voto 7,5. (Tatiana Lucarini)