ELTON JOHN  "Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy 50th anniversary edition"
   (2025 )

Prima che Sir Elton John, santo laico e marpione di altissima levatura professionale, diventasse una macchina da stadio con guardaroba da astronave, c’è stato un momento in cui decise di raccontare sé stesso senza lustrini di protezione. e occhialini di tendenza.

Quel momento è ''Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy'', oggi riproposto in edizione 50° anniversario come va tanto di moda per raggranellare qualche soldo nei conti delle case discografiche e degli artisti o di chi ne detiene i diritti, a ricordarci che dietro gli occhiali oversize e il carisma ipertrofico si nascondeva (e si nasconde) un autore con parecchio da dire, che ha influenzato tantissime generazioni.

Nel 1975 Elton era già ovunque, ma invece di cavalcare l’ennesimo tormentone scelse l’azzardo: nientemeno che un concept album autobiografico, privo di singoli piacioni e di pronta beva, in cui il protagonista non è la star ma il giovane musicista squattrinato che cerca di sopravvivere nella mecca dello spettacolo della sua epoca ossia a Londra.

Una mossa curiosa per uno che, nel frattempo, vendeva dischi a velocità industriale. Eppure funzionò: ''Captain Fantastic'' fu il primo album della storia a debuttare direttamente al #1 della Billboard 200, vendendo 1,4 milioni di copie in quattro giorni. A riprova ennesima che evidentemente anche l’introspezione, se fatta da quell'iconico geniaccio che corrisponde al nome di Elton John, può diventare un evento di massa.

Il disco è una sorta di seduta di autoanalisi al pianoforte, con Bernie Taupin a fare da voce narrante e Gus Dudgeon a tenere tutto sotto controllo in regia. Elton canta, suona e dirige come uno che sa già di essere un fenomeno, ma ha ancora voglia di dimostrarlo. Il pianoforte domina, certo, ma non schiaccia mai la band, che suona compatta e muscolare, come se fosse consapevole di partecipare a qualcosa di importante. E infatti lo era.

Dal punto di vista tecnico, l’album resta un esempio virtuoso di produzione analogica anni Settanta: dinamiche ampie, arrangiamenti sobri e un suono che oggi molti plugin provano invano a imitare. Meglio puntare sull'originale d'epoca ossia sull'usato sicuro Registrato al Caribou Ranch dopo essere stato composto – dettaglio da leggenda – a bordo della SS France, ''Captain Fantastic'' è uno di quei dischi che sembrano suonare bene per principio, senza chiedere il permesso alle mode.

La 50° Anniversary Edition, per gli appassionati delle infinite collezioni autocelebrative che oggi vanno tanto di moda, aggiunge carne al fuoco: rimasterizzazione del 2016, demo inediti (utili per scoprire che Elton John suonava bene anche senza il mantello), un libretto con appunti dal suo diario del 1974 e, soprattutto, il live ''Midsummer Music At Wembley 1975'', prima esecuzione integrale dell’album davanti a una folla che probabilmente superava le stime ufficiali. Rumori inclusi, perché anche le leggende hanno bisogno di un po’ di caos intorno.

A completare il quadro c’è l’artwork di Alan Aldridge, visivamente allucinato quanto basta per ricordarci che Elton John non è mai stato un artista minimalista, né nella musica né nell’immagine. Ma a tutti gli effetti un figlio del suo tempo o, meglio, dei suoi tempi.

Cinquant’anni dopo, ''Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy'' resta uno dei rari casi in cui un cantante enormemente popolare decide di raccontarsi senza filtri, e riesce comunque a dominare le classifiche. Una prova che il vero lusso di Elton John non sono stati i costumi o le hit, ma la libertà di fare esattamente ciò che voleva e vedeva e profetizzava, e farlo meglio degli altri. Chapeau. Voto 10. (Lorenzo Morandotti)