TALK TALK  "It's my life"
   (1984 )

Aspettavano soltanto che la British Invasion prendesse corpo e li trascinasse, insieme a tanti fratellini d'Albione, alle vette delle classifiche. E dire che i singoli tratti dal primo album, "The party's over", tanto male poi non lo erano. Ma di "My foolish friend" e di "Talk talk", insomma, non si vive. Poi, l'onda giusta: Britannia al potere, uso del videoclip, e loro si fecero trovare pronti. Il trio capitanato dall'occhialuto Mark Hollis non era proprio di quelli biondi e belli, non poteva ammiccare alle quindicenni in tumulto ormonale, ma all'epoca non si guardava in faccia a niente. E l'album esplose, anche pił di quanto fosse il potenziale commerciale della band. Certo, con "It's my life" e soprattutto con "Such a shame", ci si poteva tranquillamente sbagliare: prodotto perfetto per le radio, video curiosi (il primo ambientato in uno zoo, il secondo con un gigantesco dado a farla da padrona), e hit parades che si piegavano, sconfitte. Ma non si poteva trattarli come gli altri. Si presentarono con un inedito, "Why is it so hard" al Sanremo 1985 dove i Duran e gli Spands si picchiavano con gli eyeliner, e anche per loro i discografici fecero uscire un disco "for fans only". Ma se i poster contenuti dei vari "Mixing" e "Round and round" potevano attecchire, pochi fecero la coda fuori dai negozi per "It's my mix": bravi ok, ma belli proprio no. Sarebbero stati sulla cresta dell'onda per un successivo album, poi divennero troppo soft, troppo delicati (diciamo la veritą: noiosi) per continuare ad amoreggiare con le charts. (Enrico Faggiano)