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KORADAN "Around the world... music"
(2025 )
Il giro del mondo in 80... strumenti! Il duo Koradan riesce a farci provare questo!
Alex Baccari e Marzia Di Cicco ci portano in un sorprendente frullato di sonorità provenienti da tutti e cinque i continenti, restituendo l'originario senso al termine tanto detestato dagli etnomusicologi “world music”, che io invece continuo a rivendicare ogni volta che torna l'occasione di parlare di questi artisti interculturali. Scusate se mi leggete spesso: sapete che su questo sono ripetitivo e ridondante.
Datemi del conservatore (siamo al paradosso), ma questa espressione la voglio letteralmente conservare, custodire. Perché ciò che i Koradan compiono è un'operazione preziosissima, e soprattutto “fuori moda”, in questi tempi di rinnovati nazionalismi e di nuove barriere, e necessita sempre incoraggiamenti. Sì, è vero, i detrattori della world music considerano tale disciplina un'appropriazione culturale, dal sapore colonialista e/o turistico e commerciale.
Capisco questo timore (che proviene anche da un'importante testa come quella di David Byrne), ma secondo me è vero il contrario, perché è proprio questa critica a provenire dallo sguardo degli stessi bianchi occidentali, sempre smaniosi di autocensurarsi per mostrare una superiorità etica. Chiedete a Thomas Mapfumo (artista dello Zimbabwe) che ne pensa!
Anyway, i Koradan esordiscono con un album dall'inequivocabile titolo: “Around the world... music”, uscito per Filibusta Records. La loro filosofia è quella di far incontrare strumenti europei, africani, asiatici, americani e dell'Oceania. Sarebbe davvero faticoso elencarveli tutti e 80 qui, così come tutte le provenienze, ma alcuni nomi li scrivo.
Fujara (Slovacchia), mozeno (Sud America), morin kuur (Mongolia), xiao e xun (Cina), lira calabrese (Italia), santoor (Persia), dan moi (Vietnam), bandura (Ucraina), valiha (Madagascar), kaval (Moldavia), ektara (Balcani), ehru (Cina), simsimiyya (Egitto), didjeridoo (Australia)... Qui mi fermo perché mi gira la testa, ma insomma, avete capito!
Anche se è solo il primo disco, i Koradan hanno già in mente di creare una tetralogia: questo è il disco dedicato all'elemento dell'aria. Prossimamente usciranno il disco dell'acqua, della terra e del fuoco. I titoli dei brani sono scritti in lingue diverse, e l'unione degli strumenti a volte segue un filone tematico che accomuna gli strumenti geograficamente distanti.
Ad esempio, c'è l'intuizione ingegnosa di “Gothic Clagan”, che è un incontro... interreligioso! Gli strumenti sono infatti tutti legati a religioni ed espressioni spirituali: l'organo a canne, quello nostro cattolico, incontra le campane tibetane e il bansuri, che è un flauto legato alla musica carnatica (India del Sud).
Un altro esempio di coerenza ricercata è “Sawt as-Sahra”, tutto a tema deserto, e per questo comprende l'oud iracheno, il tombak iraniano, il kanun che è turco-siriaco e il soprannominato simsimiyya egiziano... il più soddisfacente da trascrivere! SIMSIMIYYA! Che poi sono andato a guardarlo: assomiglia a un ibrido tra una cetra e un'arpa.
Al contrario, il brano che chiude l'album, “Trinithango”, è un tango che unisce la fisarmonica a strumenti che solitamente non si sentono nella danza argentina, come lo steel drum, proveniente da Trinidad e Tobago, il kobyz del Kazakistan... e le launeddas sarde!!! Il risultato è tanto improbabile quanto divertente, forse proprio per quello: è un incontro coloratissimo, una gioia per le orecchie, curiosa come un piatto di cucina fusion!
Scopo di questi brani è guardare al pianeta Terra come fa un astronauta, che non vede i confini politici ma solo quelli naturali: catene montuose, coste, fiumi, oceani... Questo incontro musicale però non è “assimilazionista”. Mi riferisco alla gestione dell'immigrazione in Francia, che vorrebbe annullare tutte le identità particolari, per far aderire tutti a un'identità francese abbastanza “neutra”.
Al contrario, in questo abbraccio sonoro l'umanità è sì una sola che suona, ma i colori non si annacquano in un grigio-biancastro: si affiancano in un arcobaleno di culture che si incontrano armoniosamente, arricchendosi a vicenda. Una sorta di Giochi Senza Frontiere mondiali! (Gilberto Ongaro)