TOM MC RAE  "Tom Mc Rae"
   (2001 )

'If songs could kill… this one is for you...'. Si presenta così, nel panorama musicale inglese invaso dal britpop, un ragazzo del Suffolk di nome Tom Mc Rae. Ad occhio, non dev’essere un esempio vivente di estroversione. Viene da un paese di 250 abitanti, ha genitori ferventi cattolici, e non potendone più del piccolo mondo in cui è cresciuto, cerca a Londra la sua strada. La trova attraverso i credits di un disco di Costello: si segna il nome del sound engineer, tale Bechirian, e lo contatta. Costui, dopo averlo sentito cantare, capisce di aver davanti un talento cristallino e si propone come suo manager per il primo album. Detto, fatto. “Tom Mc Rae” esce nel 2001 e fa subito il botto, conquistando il Mercury Music Award, oscar della musica britannica: cover nera, booklet nero da impronta digitale, testi in bianco. In copertina una foto di Tom di profilo, a testa bassa: non fosse per lo sfondo, ricorderebbe un'altra cover di uno storico debut album, quel “Grace”di Jeff Buckley che, ahinoi, non avrebbe avuto successori. Come lui, anche Tom è un cantautore puro, intimista, con vocazione ad una certa profondità lirica: come lui ha una predilezione per la chitarra e soprattutto una voce acuta e di eccezionale limpidezza, per quanto difficilmente raggiungibile fosse la versatilità di Jeff. Cave, Drake, persino Dylan e i Radiohead, vengono alla mente ascoltando un album essenzialmente acustico, caratterizzato da pochi pezzi transitori e più di una canzone memorabile, in cui McRae dimostra soprattutto di avere uno stile personalissimo, in grado di trascendere le influenze. Nel panorama musicale contemporaneo, il sapersi ispirare senza copiare deliberatamente è già un talento: ma McRae va molto oltre, e offre numerose perle tra cui sfavilla “Bloodless” (scommetteremo che in mano ai Radiohead, ad esempio, sarebbe diventata una rilevante“hit”…). Testo graffiante ('We think that we're the ones we're the bright unconquered suns: wait a while we'll watch the light grow stale. And we smell so very clean but we're the oil in this machine and this machine, this machine is going wrong…. So choose your sides when it comes to the fight, you're bloodless'), è una di quelle canzoni che, da sole, riempiono un album. Simile impatto ha anche “The boy with the bubblegun”, la canzone che uccide da cui la citazione iniziale: e “Draw down the stars”, “Untitled”, “End Of The World News”, “A & B song”, “Language Of Fools” fanno il resto. Crescendo, e strizzando l’occhio al palcoscenico d’oltreoceano, McRae pubblicherà due album più cantautorali: 'Just like blood' e 'All Maps Welcome', non raggiungendo i vertici iniziali. Il quarto album, “King of cards”, arriverà a maggio 2007, sorretto da un’importante etichetta, la Virgin, e da un assortito tour mondiale, che non toccherà però l’Italia. (Luca Marozzi)