MAKAKO JUMP  "Mi queso es tu queso"
   (2006 )

La scena ska tricolore ha conquistato, grazie ai triestini Makako Jump, un nuovo trofeo. Quello di riuscire, compiutamente, a fondere melodia italiana, testi ironici e spiritosi e, appunto, la musica in levare, lo ska insomma, con punte di reggae ad ogni piè sospinto. Potranno apparire banalità, ma sinora nessuno era veramente riuscito a fare "musica italiana" al 100% su basi musicali ska. Un discorso è adattare un po' lo ska al gusto musicale tricolore, altro è, come in questo caso, fare vera e propria musica italiana (come cifra stilistica, come gusto, come melodia, come tutto) semplicemente a ritmo di ska. Già l'apertura di "Come stare bene" spiega questo concetto molto meglio di mille parole del sottoscritto, così (a suo modo...) come la conclusiva "Homo sine cravatta". E poi l'ironia, dicevamo, che fotografa con precisione certosina la realtà quotidiana: "Vi presento Mario Rossi, l'emblema nazionale dell'uomo ordinario, beve birra sul divano mentre guarda la tv, ha la moglie casalinga ed un lavoro da impiegato, ovviamente dice a tutti d'essere sfruttato..." (naturalmente tratto da "Mari-o", primo storico singolo della band, datato 2004). A quanti vostri conoscenti si addicono questi versi rivelatori? Almeno un migliaio, direi. Oppure ancora: "Sono così tanto preso da tutto quel che gira intorno che non ho più niente da imparare". Fino, infine, a colte citazioni "Troisi-Benignane", tipo: "Chi siete? Cosa portate? Un fiorino!". Tornando all'esordio di "Mari-o", va raccontata la genesi dei Makako Jump, decisamente inusuale: come racconta la stessa band, il tutto è nato nell'estate del 2002 per gioco. Fulvio, il batterista, e Federico, il bassista, si stavano annoiando perché i loro rispettivi gruppi erano in ferie (Fede, in particolare, era il bassista del noto ensemble ska RudiMentali): i due pensarono così di inventarsi “al volo” un progetto di una cover band per una sola serata. Serata che, però, andò benissimo, così, sempre per gioco, si pensò di continuare, senza nessuna velleità. Le cose poi si sono evolute in modo naturale, e il passaggio dalle cover alla musica d’autore è avvenuto alla fine del 2003, quando una piccola etichetta locale (la E.B.S. di Edy Meola) notò lo “spirito goliardico” della band spingendola a comporre la propria musica per poi produrre il primo E.P. nell’estate successiva. Nacque quindi "Mari-o", il primo brano, grazie al quale raggiunsero subito le finali del Tim-Tour. Da lì venne poi "Boongie", un po' il loro manifesto programmatico, al punto che il celebre chorus "Salta makako!" divenne ben presto il nome della band: Makako Jump, appunto. La proposta musicale di questo album è assolutamente curata: del resto 300 date negli ultimi 4 anni (tra Italia, Austria, Svizzera, Germania, Slovenia e Croazia) non si possono inventare, o no? Capitolo a parte quello delle centrate collaborazioni, che compongono il "quid" in più del disco: con LoSplendido e Rudi Manzoli dei Vallanzaska, Kpt.Furio e Cristiano Verardo dei Pitura Freska, Simone dei Califfo De Luxe e Fede Nalesso degli Ska-J. L'unica caduta di tono è quella di "Berluska", non tanto perché il soggetto in questione ci stia simpatico (probabilmente non lo è nemmeno per sua moglie), quanto perché è ormai diventato uno stereotipo attaccarlo. Maggiore fantasia, in questo caso sarebbe stata gradita. Ma non si tratta che di un piccolo neo in un contesto davvero validissimo. E, soprattutto, il divertimento (in quanto non solo alle liriche ma come musica stessa) non viene mai a mancare. Pazzi, insomma, questi Makako Jump. Ma quanto ci assomigliano? Tanto, direi. No, scusate: tantissimo. (Andrea Rossi)