THE DOORS  "L.A. woman"
   (1971 )

Nei mesi successivi alla pubblicazione di “Absolutely Live”, i Doors lavorarono duro per riuscire a produrre un nuovo capolavoro. Morrison stesso tentò di risalire la china, non sempre con successo. Ciò che ne venne fuori è “L.A. Woman”, il disco della riscossa prima della tragedia.

Il disco è formato da claustrofobici e notturni paesaggi moderni, fatti di cemento e fango, ma non per questo asettici. Anzi, troviamo qui un calore umano ed una passione bruciante che da tempo mancavano nella musica della band. Troviamo una sempre maggiore influenza blues ed un uso sempre minore della chitarra elettrica. Nasce così un nuovo suono Doors, questa volta unico ed inimitabile, non come quello mutuato da altri di “Morrison Hotel”.

Magnifici esempi sono “The Changeling”, spumeggiante danza impressionista, o la title track, fangosa cavalcata metropolitana, condita da una sferzante prova di Morrison, che in questo disco cambia tono, come alla ricerca di un nuovo status. In “Cars Hiss By My Window” e “Been Down So Long” sembra un vecchio, ma ancora ardente, cantastorie blues, in “L'America” un cinico ed ipnotico Lou Reed della psichedelia. Essa fa infatti il suo ritorno nei brani del gruppo, dopo un lungo letargo. La troviamo nei ricami subliminali di “Hyacinth House”.

“Crawling King Snake” è uno degli episodi più sulfurei e dal suono blues; un lento trip notturno. Ancora più potente e graffiante è “The WASP (Texas Radio and the Big Beat)”, marmorea e stordente esplosione blues, in cui Morrison appare in splendida forma. “Love Her Madly” fu un singolo di discreto successo, un rhythm'n’blues colorato dalla tastiere ipnotiche di Manzarek, ancora una volta protagonista indiscusso delle musiche e marchio di fabbrica della band.

Tuttavia, questo disco verrà ricordato soprattutto per l’ultima traccia. Quel viaggio senza ritorno che è “Riders on the Storm”, la rinascita, la ritrovata vena poetica ed artistica, che corrisponde però alla fine. L’ultimo brano dei Doors non poteva che essere così. Quale gruppo se non i Doors ha confuso vita e morte, inizio e fine, luci e ombre. La fine della carriera dei Doors corrisponde proprio a quella tanto aspettata rinascita artistica.

Un lavoro eccelso alle tastiere, suadenti e ficcanti come non mai, ed il canto desolato di Morrison, che declama sornione la sua poesia. Un’atmosfera riprodotta perfettamente, con il suono di un temporale a fare da cornice ai sette minuti di alterazione della psiche che formano questa “Riders On The Storm”. Un brano che evoca luoghi, materializza sensazioni e ci fa, ancora una volta, superare la Porte della Percezione. Come si può ben osservare, il punto d’arrivo corrisponde alla premessa iniziale. Qui finisce la vicenda dei Doors ed inizia la leggenda di Jim Morrison e la sua band. (Fabio Busi)